Un ignoto autore ha pubblicato un messaggio in cui accusa falsamente il sindaco e gli amministratori di essere collusi con il clan Muto
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«Il sindaco Ermanno Cennamo, il vice sindaco Falbo e gli assessori Lanza, Quercia, Spaccarotella e Cesareo hanno sporto formale querela nei confronti di ignoti per il reato di diffamazione previsto e punito dall’art. 595 c.p. per le esternazioni, soprattutto a seguito del grave gesto intimidatorio del 12.03.2022, pubblicate sul Twitter». Lo rende noto l'amministrazione comunale di Cetraro, protagonista di un post dai toni diffamatori pubblicato sul noto social network.
Il post diffamatorio
«La giunta comunale con in testa il sindaco Ermanno Cennamo - si legge ancora nel comunicato -, condanna fermamente quanto accaduto poiché offende gravemente la reputazione dell’Istituzione Comunale fortemente impegnata a fronteggiare senza indugio la lotta all’illegalità e ad ogni forma di violenza. Soprattutto ove si consideri la velocità di trasmissione dell’informazione dei social networks e la visione distorta della realtà avvertita dall’opinione pubblica».
I fatti
Dopo l'incresciosa vicenda degli spari all'auto del maresciallo Orlando D'Ambrosio, le istituzioni hanno fatto scudo attorno alla città di Cetraro, rimarcando l'impegno di liberare la comunità da quella parte marcia che la opprime da decenni. Tra coloro che hanno inteso mostrare vicinanza e solidarietà all'amministrazione comunale di Cetraro, che ha fermamente condannato il gesto, c'è anche "Ultimo", al secolo Sergio De Caprio, il carabiniere che nel 1993 ammanettò Totò Riina, oggi assessore regionale calabrese. Ed è a lui che si rivolge l'ignoto autore del post diffamatorio, celandosi dietro falsa identità, insinuando una presunta quanto inesistente commistione del sindaco e della giunta con il clan Muto. I diretti interessati hanno sporto formale denuncia alle forze dell'ordine.