Carcinoma duttale infiltrante al seno, di tipo b5, al terzo stadio. Quando a luglio scorso a Nadia Obando, 38 anni, sono stati comunicati i risultati delle analisi a cui era stata sottoposta, le sarà mancata la terra da sotto i piedi. D'improvviso il buio, il respiro che si spezza e il futuro che appare spazzato via come da un colpo di spugna.

 

Chissà quante volte in quegli istanti avrà pensato: «Perché proprio a me?». Eppure dopo l'iniziale sconforto, questa donna esile e testarda, arrivata a Cetraro dall'Argentina a metà degli anni 2000, si è rimboccata le maniche e ha dichiarato guerra al suo nemico: «Non posso andarmene, devo lottare». E così, dopo aver raggiunto un ospedale a Genova, suo marito Leonardo ha avviato una campagna di raccolta fondi sui social per sostenere le spese. Sono già centinaia le persone che hanno aderito all'iniziativa, consultabile sul sito "Buona causa", e intitolata "Aiutatemi a salvare mia moglie".

La diagnosi tardiva e l'amore della famiglia

A raccontarci la storia di Nadia sono Sabrina e Lian, cognate della donna e sorelle di Leonardo, anch'esse residenti a Cetraro, dove seguono costantemente l'evolversi della vicenda che, ci spiegano, potrebbe trattarsi di un caso di malasanità.

 

Nadia, secondo il racconto delle giovani, avrebbe avvertito i primi sintomi già nella primavera del 2019 e per questo avrebbe deciso di sottoporsi a un'ecografia al seno, ma il medico che l'ha avuta in cura le avrebbe diagnosticato una semplice cisti e prescritto delle medicine. Con il passare dei mesi, però, i sintomi sono diventati sempre più evidenti e la donna ha deciso di sottoporsi nuovamente a un controllo.

 

La nuova ecografia era stata fissata nell'aprile del 2020, in pieno lockdown, e per questo la data dell'esame è slittata a inizio di luglio. È qui che Nadia ha compiuto l'amara scoperta. Dopo vari consulti, la donna decide di rivolgersi al policlinico San Martino di Genova, dove si trova tuttora per accertamenti e dove sarà sottoposta a chemioterapia.

Una situazione difficile

Nella migliore delle ipotesi, Nadia dovrà rimanere a Genova per almeno un anno. Così alle precarie condizioni di salute, si aggiunge l'incertezza economica e la paura di non farcela. Già in precedenza la donna e suo marito dovevano sostenere ingenti spese per la loro figlia dodicenne, affetta da spina bifida dalla nascita, a cui di recente è stata diagnosticata anche la celiachia. Ma Leonardo, papà della piccola, non si è arreso, nemmeno stavolta, e oltre a rimanere costantemente insieme alle sue due donne, ha avviato una raccolta fondi.

L'appello: «Aiutateci»

Insieme a Sabrina e Lina, nella loro casa di Cetraro, c'è anche Carmen, la loro mamma, che non si dà pace. Quando parla di suo figlio e di sua nuora non riesce a trattenere l'emozione: «A Nadia - dice - la donna - chiediamo soltanto di essere solo un po' più forte in questo momento. È sempre stata una guerriera, non ci sono parole per descriverla». Alle sue parole fanno eco quelle delle figlie: «Non so da dove prende la forza - dicono riferendosi alla cognata -, è un uragano, ma stavolta deve tirare fuori gli artigli. Noi l'aspettiamo a casa».

Nadia: «Grazie a tutti»

Dopo l'intervista ai suoi famigliari, vorremmo tanto lasciarla riposare, ma Nadia ci fa sapere che è disponibile per un saluto e per ringraziare le persone che in questo momento le stanno accanto. «Sto bene, se così si può dire - ci dice, nonostante tutto con il sorriso -. Non mi aspettavo tutto questo affetto nei miei confronti, arriva fino a qui, lo sento. Vorrei dire grazie a quanti ci stanno porgendo il loro aiuto, vi porto nel mio cuore».