Sono stanchi ed esasperati i genitori di 30 ragazzi disabili perché, ormai da due anni, è stato chiuso l’unico centro diurno a loro dedicato a Catona. In centinaia sono in attesa di un posto ma, invece di incrementare i servizi si chiudono le poche realtà esistenti portando famiglie e disabili all’esasperazione.

Dopo aver tentato un approccio di dialogo con il comune e con le varie istituzioni sono arrivate a rivolgersi al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha risposto sollecitando gli uffici a risolvere la problematica e allertando anche la Prefettura. A venire meno non è solo un diritto sociale che rischia di avere gravi ripercussioni sui ragazzi disabili ma anche occupazionale perché oltre dieci operatori del centro di Catona si sono ritrovati senza lavoro e ora chiedono a gran voce dignità per i ragazzi, per le famiglie e per loro stessi che da professionisti sono stati umiliati.

La pandemia aveva già creato a questi ragazzi molte difficoltà ma portandogli via anche il centro diurno il rischio di regressione è reale e anche gli operatori e professionisti che da oltre dieci anni lavorano con loro non accettano un tale sopruso fatto sulla pelle dei più deboli. Uno braccio di ferro che vede, però, da un lato le forti istituzioni e la macchinosa burocrazia, e dall’altro i fragili che gli stessi avrebbero dovuto tutelare e non mettere con le spalle al muro.