Mercoledì prossimo la demolizione del primo manufatto abusivo sulla spiaggia di Grotticelle. Un percorso di cambiamento e rottura col passato iniziato grazie alla sinergia tra Capitaneria di Porto e Procura di Vibo Valentia e all’impulso del comandante Spera e del procuratore Falvo
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
La leggenda narra che donna Canfora, così bella e audace, per non farsi rapire dai predoni algerini si gettò dalla nave corsara che si allontanava nel mare calmo dalla terra ferma. I suoi indumenti, appesantiti dall’acqua, la trascinarono a fondo: donna Canfora morì per non lasciare la terra natia ma le sue vesti colorarono per sempre di turchese quello specchio che da Torre Ruffa guarda a nord, verso Formicoli, ovvero l’antico Porto Ercole, e a Sud verso Capo Vaticano, oggi simbolo di un tratto di costa conosciuto e amato in tutto il mondo.
Anche Giuseppe Berto s’innamorò della bellezza struggente di questi luoghi, la sua Costabella dal mare cristallino, dai fondali pregni di vita, dalle baie rocciose, frastagliate e strapiombo. Luoghi, tra i più amati, di una fascia litoranea che, per le sue virtù e le sue leggende, è chiamata «degli Dei». Luoghi feriti dalla mano dell’uomo, da un’aggressione selvaggia che, attraverso colate di cementoe speculazioni, hacambiato per sempre ciò che donna Canfora a costo della morte non volle lasciare.
Pur ferito, questo resta un angolo paradiso. E va salvato. Va protetto laddove è rimasto intatto e le ferite, laddove possibile, vanno curate e magari col tempo si rimargineranno. Sono soprattutto quelle provocate dall’abusivismo, alimentato da lustri di distrazioni, impunità.
Com’è stato possibile costruire sugli arenili, a pochi metri dalla battigia? Senza alcuna licenza, talvolta? Com’è possibile che nessuno abbia mai punito e cancellato certi scempi edilizi? Ma forse, adesso, si cambia registro.
Mercoledì prossimo, alle 9 del mattino, le ruspe abbatteranno il primo di una serie di manufatti abusivi costruiti sulla Costabella.
È sulla spiaggia di Grotticelle, a Capo Vaticano. Una ruspa non fa primavera, forse, ma è il segnale importanteche un percorso di cambiamento e di rottura verso il passato è già iniziato.
Un percorso che ha visto protagonista la Capitaneria di Porto grazie all’impegno profuso dal comandante Giuseppe Spera (il quale, prima di lasciare il compartimento di Vibo Valentia Marina per approdare a Roma, lascerà un ultimo segno tangibile del suo passaggio), e all’impulso che in tema di tutela del territorio e di contrasto all’abusivismo edilizio ha inteso imprimere il procuratore Camillo Falvo.
È un piccolo manufatto ma sarà solo il primo. Sarà un simbolo. In una provincia paesaggisticamente tra le più belle d’Europa, ma nella quale l’abusivismo e le speculazioni edilizie hanno prodotto laceranti ferite. In una provincia nella quale gli ordini di demolizione per milioni di metri cubi di cemento selvaggio sono rimasti per lustri ineseguiti. C’è un tempo per tutto. E questo è il tempo della rinascita.