Lo scorso 17 agosto il 62enne fu arrestato mentre stava parcheggiando l'auto: i carabinieri lo attendevano al varco. Nel pacco c’era anche una pistola a salve
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Dopo un mese trascorso dietro le sbarre, Franco Tormento, cosentino di 62 anni ottiene gli arresti domiciliari. Era finito in manette lo scorso 17 agosto poiché protagonista di una missione temeraria: introdurre nel carcere di Catanzaro, una ventina di cellulari, cento grammi di hashish e dieci di cocaina, una carta d’identità fasulla e una pistola a salve. Tentativo fallito, perché ad attenderlo al varco, quel giorno, c’erano i carabinieri che gli hanno concesso appena il tempo di parcheggiare l’auto nei pressi della casa circondariale per poi piombargli addosso a colpo sicuro.
Il carico scottante, Tormento se l’era in parte cucito nei vestiti, e per il resto era sparpagliato all’interno dell’abitacolo, nascosto sotto ai tappetini o in intercapedini ricavate ad hoc. Gli uomini in divisa lo hanno recuperato tutto, quasi come se sapessero già dove mettere mano, ragion per cui nessun dubbio al riguardo: gli stavano alle costole, a riprova del fatto che, con buone probabilità, l’episodio rientra in un’indagine più ampia con al centro proprio il penitenziario di Siano.
A chi era destinata quella merce? Un quesito al quale, per il momento, non è possibile associare risposte. L’insospettabile corriere – è praticamente incensurato – ha un figlio detenuto in quel carcere, un trentenne con alle spalle precedenti per droga, furti e resistenza. Era lui il destinatario del pacco proibito? E come pensava, suo padre, di superare i controlli? Su quali complicità poteva contare? Se poteva contarci.
Posto davanti a questi interrogativi, il diretto interessato si è quasi subito irrigidito. E davanti al giudice si è avvalso della facoltà di non rispondere. Dopo l’arresto, il suo avvocato Mario Scarpelli ha presentato copiosa documentazione medica con l’intento di certificarne l’incompatibilità con il regime detentivo. Un mese fa la sua istanza di attenuazione della misura non è andata a buon fine, ma riproposta nelle scorse ore ha fatto breccia nel gip. Secondo il giudice, infatti, al momento gli arresti domiciliari bastano a soddisfare le esigenze cautelari del caso.
E così, mentre Tormento attende fra le mura domestiche l’inizio del processo, in programma il 27 settembre, gli investigatori sono impegnati a dare un senso compiuto a una vicenda che presenta ancora troppe zone d’ombra. Quel carico di telefonini, che contemplava smartphone e nanocellulari, sembrava destinato non a una singola persona, ma a una fetta della popolazione carceraria. E a cosa serviva invece la riproduzione di quella Beretta? Al riguardo, le indagini proseguono in un clima di assoluto riserbo.