La notizia pubblicata da Lacnews24, circa la decisione della prima commissione del Csm di proporre l’archiviazione della pratica di trasferimento per incompatibilità ambientale e funzionale del presidente della sezionale penale del tribunale di Crotone Massimo Forciniti, ha suscitato un dibattito interno nella magistratura calabrese. Le correnti Areadg e Magistratura democratica, entrambi del Distretto dì Catanzaro, hanno redatto una nota molto dura nei confronti dei consiglieri laici e togati di Palazzo dei Marescialli, stigmatizzando le condotte tenute da Forciniti, prima e dopo la consiliatura.

«Dalla recente delibera della I Commissione del C.S.M. si apprende della vicenda che ha riguardato il dott. Massimo Forciniti, ex consigliere del C.S.M., presidente di Sezione del Tribunale di Crotone, già leader della corrente Unicost della magistratura, particolarmente attivo nel distretto di Catanzaro», si legge nella nota di AreaDg e Magistratura democratica».

«La delibera – continuano - ripercorre i motivi relativi all'apertura di una pratica per incompatibilità ambientale nei suoi confronti. Invero, dalle chat intercorse col dott. Palamara, consigliere del CSM destituito dall’ordine giudiziario dopo i noti fatti, è emerso come il dott. Forciniti abbia orientato le decisioni espresse quale membro del CSM, non già in funzione di un giudizio di valore, bensì in forza di una deprecabile logica spartitoria. In altre parole, si ricava dalla suddetta delibera e dal contenuto del carteggio riportato che il Consigliere ha orientato il proprio voto in funzione dei risultati che si proponeva di raggiungere per interessi di parte (per raggiungere i quali si esplicita anche l'agitazione di un procedimento disciplinare ad orologeria)».

E ancora: «Tale atteggiamento è proseguito anche dopo la cessazione dell'impegno di Consigliere del CSM, allorquando il dott. Forciniti è rientrato al Tribunale di Crotone e, poi, nelle funzioni di Presidente di Sezione di quel Tribunale (si ricorda che, come è dato apprendere dalle predette chat, grazie al diretto interessamento del dott. Forciniti è stata abolita la norma “anti-carrierismo” che prevedeva che dopo la cessazione dell’incarico di componente del CSM per due anni non si potesse accedere ad incarichi dirigenziali), funzioni ricoperte sino a poco prima da una validissima collega che ha abbattuto l'arretrato della sezione e che si è trasferita anticipatamente in altra sede. Lascia perplessi, pertanto, che magistrati operanti nel distretto abbiano inteso definire sostanzialmente indifferente al prestigio della magistratura del Tribunale di Crotone (in chiave di indipendenza e imparzialità dell’esercizio della funzione) tale gravissimo materiale istruttorio, veicolato anche sui giornali, rappresentando una realtà locale “lontana” e “distratta”. Lascia, ancora, perplessi che la Commissione del CSM interessata abbia fatto propria questa impostazione fondandosi sul solo dichiarato dei magistrati auditi, sottovalutando sensibilmente la portata dell'esercizio strumentale del potere di consigliere del CSM, prima, e di potente rappresentante di una corrente, poi, emergente dalle conversazioni riportate nel provvedimento evidenziano le due correnti di sinistra della magistratura italiana».

«Né potrebbe ritenersi appagante – proseguono AreaDg e Magistratura democratica - una spiegazione eventualmente fondata sul mero dato letterale del testo novellato dell’art. 2, d. lgs. 511/46, atteso che, negli anni successivi alla riforma del 2006, si è riscontrato il consolidarsi, tanto nelle decisioni del Consiglio Superiore che in quelle della giurisprudenza amministrativa (ex multis, Consiglio di Stato 3587/2011 e 5783/2019), di un’interpretazione della norma secondo cui quel che rileva è il vulnus all’esercizio indipendente e libero della funzione giurisdizionale determinatosi nell’ambiente lavorativo e sociale circostante (pur prescindendo da ogni valutazione dei comportamenti riferibili al magistrato, rientranti, invece, all’ambito disciplinare)».

«Nel caso di specie – si legge ancora nella nota - , risulta infatti davvero difficile comprendere come si possa escludere un simile pregiudizio per la funzione laddove si consideri che le note vicende nelle quali il dott. Forciniti è risultato essere coinvolto, peraltro con un ruolo da protagonista, hanno determinato uno dei punti massimi di discredito mai raggiunto dalla magistratura repubblicana. Con effetti di particolare gravità in questo Distretto, sia perché è qui che ha svolto e svolge le proprie funzioni, sia perché in questo territorio al massimo livello dovrebbe essere avvertita l’esigenza di rafforzare la fiducia dei cittadini nei loro giudici».

Poi, la chiosa finale: «I gruppi locali di AREA DG e MD intendono censurare fortemente l'interpretazione del mandato consiliare e di rappresentante di un gruppo in chiave personalistica e strumentale e rivendicano la necessità che il magistrato ispiri sempre la propria azione ai principi di giustizia, equità, umiltà che devono caratterizzare l'alta funzione che siamo chiamati ad esercitare», concludono.