Bisognerà attendere ancora tre mesi per associare la parola “fine” al processo Bergamini. Il calendario intensivo di udienze, in programma nel mese di luglio, è stato infatti cancellato dal presidente della Corte d’assise di Cosenza, Paola Lucente, a causa dell’astensione dei penalisti, proclamata a livello nazionale e in programma dal 10 al 12 di quel mese. Quelli erano anche i giorni in cui erano previste le arringhe dei legali di parte civile, ma la loro adesione allo sciopero – iniziativa assunta anche dai difensori dell’imputata – ha costretto i giudici a rivedere tutti i piani.

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Tramonta, dunque, la possibilità di concludere il processo prima della pausa estiva. Il nuovo calendario prevede la requisitoria del pubblico ministero Luca Primicerio in doppia seduta, il 19 e 20 settembre, seguito a ruota, il 23 e 24, dalle discussioni di Fabio Anselmo, Alessandra Pisa e Silvia Galeone in rappresentanza dei familiari di Bergamini. Il 26 e il 30, spazio alle arringhe degli avvocati Angelo Pugliese, Rossana Cribari e Pasquale Marzocchi, difensori dell’imputata Isabella Internò, e il giorno successivo, primo di ottobre, a eventuali repliche del pm, farà seguito la camera di consiglio dei giudici e, infine, la pronuncia della sentenza di primo grado. Tutto ciò quando saranno trascorsi quasi trentacinque anni dalla morte di Donato Bergamini, all’epoca calciatore ventottenne in forza alla squadra del Cosenza.

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La triste vicenda che lo riguarda si consuma il 18 novembre del 1989. Quel giorno, il centrocampista rossoblù allora ventisettenne, fugge dal ritiro a va a prendere la sua fidanzata dell’epoca, l’allora diciannovenne Isabella Internò e a bordo della sua Maserati si dirige verso Roseto Capo Spulico, sullo Jonio cosentino. Poche ore dopo, morirà investito da un camion in transito sulla Ss 106.

«Si è suicidato» afferma fin dall’immediatezza la giovane testimone della tragedia e il successivo processo a carico del camionista, il rosarnese Raffaele Pisano, si concluderà con la sua assoluzione dall’accusa di omicidio colposo. La vicenda rimane dormiente per alcuni anni, mentre i familiari del calciatore, di origine romagnola, spingono per la riapertura del caso nella convinzione che il loro congiunto sia stato in realtà ucciso. Le loro denunce, la pubblicazione di un libro e successivamente un’inchiesta giudiziaria (aperta nel 2011 e archiviata nel 2014) non sortiranno gli effetti voluti dalla famiglia Bergamini, ma nel 2017 la Procura di Castrovillari decide di rimettere mano al caso e, sulla scorta di nuove teorie di medicina legale, arriva a ipotizzare che ancora prima di essere investito il calciatore fosse stato soffocato in modo meccanico, magari con l’ausilio di un cuscino o di un sacchetto di plastica. Sulla scorta di questa tesi, nel 2021, lsabella Internò viene rinviata a giudizio con l’accusa di omicidio volontario. In tre anni, il processo che l’ha riguardata ha fatto registrare l’audizione di più di duecento testimoni. In origine, la sentenza era stata programmata il prossimo 24 luglio. Per mettere un punto a questa vicenda, invece, bisognerà attendere un po’ di più.