Undici tra agenti e personale di Polizia Penitenziaria aggrediti: è il bollettino di guerra dello scorso fine settimana in quattro carceri italiane (Corigliano-Rossano, Siracusa, Terni, Castrovillari) che, come sottolinea Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, «riaccende l’emergenza aggressioni dei poliziotti e del personale da parte dei detenuti».

«La realtà – aggiunge - è che dall’avvio del nuovo regolamento carcerario con l’introduzione delle cosiddette “celle aperte” ogni giorno 12 poliziotti in media sono costretti a ricorrere alle cure di sanitari a seguito di aggressioni e sono aumentati del 700% gli eventi critici in generale, quali le liti tra detenuti, suicidi, per non parlare delle evasioni».


Secondo il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria il fatto più grave sarebbe «la rivolta avvenuta nel carcere di Corigliano-Rossano ad opera di detenuti reclusi per reati inerenti al terrorismo internazionale con un bilancio di sette operatori dell’istituto penitenziario calabrese costretti a fare ricorso alle cure dei sanitari del locale ospedale. La rivolta – prosegue Di Giacomo - ripropone un’emergenza nell’emergenza che si riferisce al regime carcerario duro per i boss di mafia e per i terroristi».


Il segretario ha evidenziato come il problema principale non sia «regolamentare e uniformare in tutti gli istituti penitenziari la reclusione dei 728 detenuti ad oggi sottoposti al 41 bis, quanto, piuttosto, garantire che il regime carcerario non diventi “più comodo”. E non a caso – ha insistito -la rivolta dei detenuti rinchiusi nel reparto di alta sicurezza del carcere calabrese è scoppiata quando gli agenti, nello svolgimento del proprio dovere, hanno fatto rapporto disciplinare e sono stati costretti per la violenta protesta a trasferire i tre terroristi in un reparto di isolamento».


Di Giacomo ha chiuso l’analisi con un appello mirato: «Il nuovo Parlamento, in attesa della formazione di un nuovo Governo rimetta mano ai decreti del Ministro Orlando che, come sindacato, abbiamo duramente contestato perché, se si continua ad assistere all’aggressione di poliziotti in carcere, figuriamoci come si può garantire la sicurezza dei cittadini fuori dal carcere».