A denunciare quanto avvenuto sabato scorso il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe): «Urgono urgenti interventi e un congruo incremento di organico per fronteggiare la criminalità che persiste nell’istituto di pena»
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Sabato scorso all'interno del penitenziario di Paola un agente di polizia penitenziaria è stato aggredito da un detenuto. Il sovrintendente era intervenuto per sedare gli animi un gruppetto di detenuti che pretendeva di far spostare di sezione due ristretti di origine africana a loro non graditi. Uno dei detenuti - secondo quanto riferisce Damiano Bellucci, segretario nazionale per la Calabria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe) - si sarebbe scagliato contro l'agente colpendolo «con schiaffi e imponendosi con fare mafioso»
«Non è purtroppo la prima volta - continua Bellucci - che anche nel carcere di Paola si verificano atti di aggressione nei confronti del personale di polizia penitenziaria: urgono urgenti interventi, un congruo incremento di organico per fronteggiare la criminalità che persiste nell’istituto di pena nonostante la detenzione. Io credo che la Polizia Penitenziaria di Paola, che ha pure dimostrato grande professionalità e senso del dovere, non debba pagare le tensioni legate, sotto il profilo della sicurezza e dell’ordine interno, alle minacce ed alle proteste violente di alcuni ristretti violenti che evidentemente pensano di stare in un albergo e non in un carcere».
Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri, esprime solidarietà ai poliziotti penitenziari del Reparto di Paola, e ricorda che «il Sappe denuncia da tempo che le carceri sono diventate un colabrodo per le precise responsabilità di ha creduto che allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna ed in danno delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria».
«Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinari. Ma servono anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose. I decreti svuota-carceri, che più di qualcuno continua ad invocare ad ogni piè sospinto, da soli non servono: serve una riforma strutturale dell’esecuzione, serve il taser per potersi difendere dai detenuti violenti e la dotazione di body-cam».