C’è un nuovo tampone positivo, nel focolaio della tendopoli di San Ferdinando dichiarata zona rossa sabato. Come se non bastasse la tensione provocata dall’ordinanza regionale, con gli ospiti della struttura che in due circostanze si sono prodotti in una sassaiola contro le forze dell’ordine, ora quest’altra brutta notizia getta ulteriormente nello sconforto quanti stanno operando per il contenimento del virus.

È un operatore dell’associazione che gestisce il campo, infatti, il nuovo contagiato scoperto, e questa volta si tratta di una figura che quotidianamente e di continuo si relazionava con il sindaco e con le forze dell’ordine. Un lavoratore di San Ferdinando, che si aggiunge ai 3 colleghi reggini e ai 14 braccianti africani risultati positivi nei giorni scorsi, la cui condizione ha imposto l’avvio di tutta una serie di misure di prevenzione che il piccolo centro non aveva fin qui conosciuto.

Sanificati immediatamente i locali del municipio, e ricostruiti i contatti ravvicinati che l’uomo ha avuto – non si esclude che anche il sindaco Andrea Tripodi debba essere sottoposto a tempone, ponendosi in isolamento precauzionale – in un clima che rende ancora più pesante la sospensione in cui è avvolta l’area.

«Bisogna prendere atto – afferma il primo cittadino – che qui come a Rosarno l’istituzione delle zone rosse porta con sé anche delle criticità. Nel nostro caso solo grazie alla grande professionalità delle forze dell’ordine il tutto non è finito in tragedia». Allude alle due sassaiole con cui i migranti si sono opposti ai divieti insiti in una ordinanza che, genericamente – siccome fotocopia di altri atti simili – concede la possibilità di «eventuali spostamenti ritenuti essenziali», senza indicare chi e come debba fare questa valutazione nei confronti dei quasi 300 ospiti che sarebbero rimasti nella tendopoli, molti dei quali non in regola con i permessi o sprovvisti del contratto di lavoro. «C’è da completare il giro dei secondi tamponi – avvisa il sindaco – ed è per questo che rinnovo l’appello ad un maggiore sostegno, nazionale e regionale, per chi è sul campo». In realtà, come chiarisce un operatrice della Croce rossa parlando dall’interno della zona rossa «dopo gli incidenti dei giorni scorsi, lo screening dell’Asp si è interrotto, mentre nel campo container di rosarno tutto procede con più tranquillità».

Insomma, una situazione incerta e con il rischio di nuove tensioni, per uno stallo che per ora rende ancora transitabile la zona industriale del Corap dove sono collocate le due zone rosse. Leggendo l’ordinanza firmata dal presidente facente funzioni Nino Spirlì si apprende inoltre che un’altra prescrizione sarebbe saltata, ovvero quella che imponeva «alla protezione civile regionale l’assistenza per i bisogni e le esigenze primarie» degli ospiti, che il personale della Regione lo hanno visto ma solo quando ha montato le tende per la quarantena che oggi sono vuote, sebbene sia alto il numero dei migranti contagiati. In più, in questa situazione di apparente indifferenza verso le sorti di una zona rossa che produce rabbia e si rivela pressochè inutile, si apprende che gli oggetti scagliati dai manifestanti contro polizia e carabinieri in assetto antisommossa, non sono stati solo pietre ma anche cibo – cibo in scatola e lattine di olio portati nel campo da Caritas e Cri - il chè, se è possibile, rende ancora più amaro il muto contro muro di San Ferdinando.