Si chiama Domenico Bellocco, si fa chiamare Glock 21. Già, nome d’arte particolare: richiama quello della pistola semiautomatica austriaca divenuta un’icona per l’America delle armi e delle gang. Glock 21 è trapper la cui musica potrebbe rappresentare l’ultimo stadio dell’evoluzione del tradizionale canto di malavita. 

 

Magari sarà solo un caso ma il singolo di Glock 21, “Numeri uno”,  è stato lanciato proprio il 16 febbraio, nella ricorrenza della cattura di Gregorio Bellocco, alias “Lupo solitario”, stanato in un bunker sotterraneo dai cacciatori dell’Arma e dal Ros. Correva il 2005 e a quel giorno, il 16 febbraio appunto, un menestrello di malavita finì col dedicare una delle sue ballate vecchia maniera. «Sidici febbraiu jornu fatali, ci fu la cattura  di n’omu geniali…». 
Domenico Bellocco canta di avere “roba pesante addosso”. Cosa? Droga? Armi? Oppure gioielli, abiti… Il loro trap resta nell’equivoco. "Numeri uno" parla di gente che vuole «oro e gioielli», in un mondo in cui si gira coi volti incupiti tra «vetri oscurati e carabinieri». «Rosarno è il paese nostro». Canta Glock 21: «Non ci fotte nessuno… Siamo in numeri uno».

In poche ore, su YouTube, il video clip registra migliaia di visualizzazioni… Tatuaggi, gioielli, armi pesanti, belle ragazze… La gomorra calabrese. Messaggi pericolosi lanciati attraverso strumenti – la musica, il trap, il web – che arrivano dritti ai giovani. L’evoluzione del canto di malavita, appunto: non più mero un folclore rurale ma diffusione di massa.