VIDEO | Il drammatico racconto di Antonio De Leonardo brutalmente pestato da un uomo arrestato il 20 maggio scorso: «Ho paura per le mie figlie e mia moglie»
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È il pomeriggio del 19 marzo, quando davanti alla Capitaneria di porto di Vibo Marina, sotto gli occhi di decine di passanti tra cui una donna incinta, si consuma un brutale pestaggio. L’uomo steso a terra che si copre il volto dai calci e dai pugni è Antonio De Leonardo, 50 anni pescatore. Pochi minuti prima ha incontrato il suo aggressore, un agente immobiliare che ha venduto una casa a sua zia poi risultata pignorata. Non è la prima volta che i due hanno un diverbio. Una prima discussione avviene il 13 marzo, la seconda viene però immortalata dalle telecamere della Capitaneria di porto che inchiodano l’aggressore. De Leonardo viene colpito con calci e pugni e con un bastone di ferro. Qualcuno tenta timidamente di sedare la rissa.
Poche settimane dopo un altro episodio viene immortalato dalle telecamere. È il 7 maggio quando in una via del centro costiero l’agente immobiliare insegue e tampona l’auto del suo nemico. Ne scaturisce l’ennesima lite e le ennesime minacce. Le indagini dei carabinieri di Vibo Marina, in poco tempo permettono di ricostruire una serie di episodi vessatori che hanno portato all’arresto di Leoluca Corso 45 anni. Posto agli arresti domiciliari dovrà rispondere di atti persecutori e lesioni personali.
I rapporti tra i due si deteriorano nel 2011 quando Il pescatore vende la sua imbarcazione all’agente immobiliare in cambio di denaro che non riceverà mai. L’episodio scatenante è però la compravendita dell’immobile che acquista la zia di De Leonardo ma che dopo il versamento di oltre 40 mila euro, risulterà pignorato. È a quel punto che il pescatore sentendosi truffato interviene.
A poche ore dall’arresto di Leoluca Corso incontriamo Antonio de Leonardo. Ha ripreso a lavorare. Deve mandare avanti la sua famiglia, il mare è la sua unica fonte di guadagno. È stato fermo fin troppo tempo, prima la pandemia, poi l’aggressione che lo ha costretto a casa per 50 giorni: «Fisicamente mi sto riprendendo, ma moralmente sono a terra. Non dormo più la notte».
Non nasconde il suo timore per future ritorsioni. Non nasconde la paura che possa accadere qualcosa alla sua famiglia «Temo per le mie figlie, per mia moglie. Oggi mi ritrovo con un pugno di mosche in mano, ma ho solo voglia e bisogno di ritornare alla mia vita di pescatore per mandare avanti con dignità la mia famiglia. Non voglio più aver paura»