«Fa cagare, merita tutta la nostra disapprovazione». Vittorio Sgarbi, ospite del convegno In-visibilis Mediterraneus, boccia così il logo per il cinquantenario del ritrovamento dei Bronzi di Riace. Lo fa senza mezzi termini, come suo solito fare, quando gli si chiede cosa biosgnerebbe fare per celebrare una ricorrenza così importante: «Non fare, intanto, l’orribile logo che hanno fatto, che fa cagare. Hanno fatto questo logo merdifero, sembra più stronzi che bronzi, con il numero cinquanta evidenziato. Vabbè, indipendentemente da questo, che merita tutta la nostra disapprovazione, è vero che è importante che esistano da cinquant’anni nella nostra percezione, avendo 2500 anni il fatto che si conoscano da cinquant’anni dà il senso della profondità della storia, di cui non abbiamo i confini, poiché si tratta di una cosa venuta così da lonta no e al contempo, in realtà, così moderna».

I bronzi di Riace, un bene prezioso e troppo importante per Reggio, la Calabria e l'Italia intera: «Sono certamente, forse, le cose italiane più internazionalmente conosciute, poiché sono effettivamente un grande richiamo».

La biennale sullo Stretto

ll noto critico d'arte ha preso, come detto, parte al meeting ideato da Alfonso Femia, che ha visto anche la partecipazione, fra gli altri, di Massimo Garavaglia, Ministro del Turismo, Francesca Moraci, Ordinario di Urbanistica dell'Università di Reggio Calabria, e Carmelo Malacrino, Direttore del Museo Archeologico di Reggio Calabria. Un evento che si propone l'organizzazione di una Biennale dello Stretto, sulla base di quella che si tiene a Venezia. 

«La Biennale dello Stretto è una grande idea - ha commentato Sgarbi - perché si pensa da sempre di fare una biennale che sia un bilanciamento della biennale di Venezia, che ha una sua tradizione talmente consolidata e monumentale da essere l’unica biennale vera, le altre sono delle imitazioni. Qui effettivamente, andando verso l’Africa e toccando un’isola che è l’ultimo punto dell’Italia, dove sbarcano i migranti, mettendo insieme con lo stretto anche la Calabria, si trova un luogo ideale rispetto anche a Bari o Napoli, perché lì può avvenire che si faccia vedere quello che nasce nel mondo africano, nel Nord Africa e soprattutto quello che viene prodotto in Calabria e in Sicilia e che rischia di non essere conosciuto, perché non arriva a Venezia, dove alcune forme di mafia veneziana o della biennale interdicono la presenza di molte cose importanti, che sono espresse da un Meridione guardato con distacco e senza attenzione».

Per Sgarbi, dunque, è fondamentale puntare sul Sud: «Oggi si guardano di più alcuni Paesi come l’Ucraina evidentemente rispetto alla produzione siciliana o calabrese. Quindi, che lì sia una sede della biennale è una delle ipotesi più riconoscibili e più probabili e potrebbe trovare attenzione soprattutto se il prossimo ministro vorrà occuparsi di questa cosa e vorrà fare una biennale dello stretto, che abbia potenza anche di fuoco di coniugarsi e contrapporsi insieme a quella di Venezia».