«Castorina non aveva alcuna legittimazione a comporre la commissione elettorale del Comune, né quale componente supplente né, tantomeno, come presidente». Sono trancianti le valutazioni del gip del Tribunale di Reggio Calabria, in merito alla posizione dell’ex consigliere comunale Antonino Castorina, quanto alla sua partecipazione alla commissione elettorale comunale.

Una partecipazione senza titolo che, però, gli ha permesso di nominare qualcosa come 400 scrutatori su un totale di 800 nell’intera città di Reggio Calabria, bypassando il sorteggio previsto per legge e andando ad una nomina diretta, peraltro con diversi casi di rapporti familiari fra i vari scrutatori nominati. «La metà degli scrutatori delle scorse elezioni – hanno spiegato i magistrati nel corso della conferenza stampa – sono stati nominati direttamente, senza alcun sorteggio».

E il dato, seppur non si possa certo affermare che tutti i nominati abbiano commesso una qualche irregolarità, fa molto riflettere soprattutto nell’ottica del peso assunto da Castorina in seno ad una commissione nella quale non ci sarebbe dovuto neanche essere.  

Dalle dimissioni di Marra alla sostituzione con Castorina 

È il giugno del 2017 quando il consigliere comunale (oggi presidente del Consiglio), Enzo Marra, presenza le sue dimissioni dalla commissione elettorale. Trascorrono 8 mesi prima che Castorina decida, in perfetta autonomia, di autoproclamarsi membro di quella commissione. Con una nota regolarmente protocollata, indirizzata al presidente del consiglio comunale Demetrio Delfino, e per conoscenza anche al capo di gabinetto del sindaco, l’avvocato Puglia, Castorina comunica che avrebbe preso parte alle riunioni della commissione elettorale, richiamando un non meglio specificato regolamento, rimanendo “in attesa degli atti conseguenziali e relativi alla mia partecipazione alla commissione di cui in oggetto data l’imminenza delle elezioni politiche 2018”. Ma c’è un particolare: di quegli atti conseguenziali non c’è alcuna traccia. 

L’inerzia dell’amministrazione e il passo falso di Delfino 

Il gip non ha dubbi: parla di condotta «sorprendente» dei pubblici ufficiali che ricevono la comunicazione formale di Castorina. Tanto dallo staff del sindaco, quanto dal primo cittadino stesso, non arriva nessuna determinazione. Falcomatà, sentito dai pubblici ministeri, dichiara di non ricordare se la nomina di Castorina fosse mai stata portata alla sua attenzione né di essere a conoscenza della problematica relativa all’ingresso di Castorina nella commissione elettorale comunale, riferendo però di essere a conoscenza che questi ne faceva parte, pur non ricordando se la nomina fosse stata originaria o si fosse trattato di un subingresso. Così come l’avvocato Puglia, dello staff del sindaco, spiega di non aver ritenuto, una volta ricevute le comunicazioni su punto, di adottare alcuna determinazione. 

Ma se il sindaco e il suo staff sono inerti, l’allora presidente del Consiglio comunale Demetrio Delfino dà seguito alla nota di Castorina, definita «bizzarra» dal gip, con una sua ulteriore nota protocollata, con cui ratifica e avalla l’iniziativa spontanea del consigliere. È il momento in cui Castorina può iniziare ad occuparsi della commissione elettorale, prendendo parte alle sedute e arrivando, nel 2020, a insediarsi alla presidenza della commissione stessa.  

Una commissione “contra legem” 

In tre verbali di riunione della commissione elettorale, con firma di Antonino Covani, una delle persone finite ai domiciliari, si legge che Castorina figura presidente su delega del sindaco. Ma anche in questo caso, a prescindere dalla totale illegittimità della delega a presiedere la commissione, non vi è alcun atto che attesti l’esistenza della delega stessa, come confermato anche da Falcomatà: «Non credo di aver mai delegato Castorina a presiedere la commissione elettorale». E così è visto che solo un assessore può presiederla, dietro delega scritta del sindaco.  

Metà scrutatori scelti da Castorina 

Ma non finisce qui. Perché il gip ricostruire anche quanto avvenuto nel corso della riunione di una commissione elettorale presieduta da Castorina. Il 28 agosto scorso, infatti, si procede alla nomina di 886 scrutatori titolari e 500 supplenti, traendo i nominativi dall’albo degli scrutatori. Con una particolarità: la delibera non fa cenno al criterio del sorteggio per tali nominativi. Ed infatti, nonostante vi sia un software dedicato proprio al sorteggio, tale sistema viene applicato solo per una parte degli scrutatori. L’altra, una buona metà, viene scelta direttamente da Castorina attraverso la predisposizione di un elenco di nominativi. E davanti alle resistenze di una dipendente comunale, Covali, quale responsabile dell’ufficio elettorale indica la via da seguire: bisogna fare come indicato da Castorina.  

Connivenze e sciatteria amministrativa 

Il gip si spinge oltre nelle sue valutazioni conclusive: «La concatenazione di condotte illecite commesse da più soggetti, unita quantomeno, allo stato e salvo ulteriori accertamenti, alla connivenza del sindaco e di tutti i consiglieri comunali componenti la commissione elettorale del Comune, successivamente all’insediamento di Castorina, ha avuto come risultato ultimo quello di garantire all’indagato Castorina di ottenere una corsia preferenziale diretta a permettergli di nominare, a proprio piacimento, gli scrutatori per le elezioni del settembre 2020, scegliendo altresì la sezione a cui essi andavano assegnati». Il giudice parla di «un insieme composito di connivenze e/o sciatteria amministrativa (che, allo stato e salvo ulteriori accertamenti, non assurge ad integrare gli estremi di fattispecie di reato definite), unito a macroscopiche violazioni di legge commesse da pubblici ufficiali del Comune di Reggio Calabria, hanno consegnato le “chiavi” attraverso le quali Castorina è pervenuto all’alterazione dei risultati delle operazioni elettorali delle ultime elezioni comunali». Personaggio che, nella valutazione del gip, ha fatto emergere «indici di estrema pericolosità sociale».