Il sindacato richiama il clima di tensione che portò alla rivolta del 2010 e chiede che si intervenga per frenare odio e discriminazioni ai danni dei migranti che vivono nella Piana di Gioia Tauro
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Un migrante è stato aggredito nei giorni scorsi mentre tornava dal lavoro in bici. L’episodio è accaduto nelle strade tra San Ferdinando e Rosarno: un’auto si è avvicinata all’uomo, chi era a bordo ha aperto la portiera colpendolo e facendolo cadere. Da parte del sindacato Usb «massima solidarietà al lavoratore». «Questo ennesimo episodio di violenza, avvenuto ai danni di un residente dell’ostello solidale Dambe So, riporta alla mente il clima di intimidazioni e aggressioni che hanno preceduto i tragici eventi di Rosarno del 2010», è scritto in una nota dell’Unione sindacale di base.
«Purtroppo è l’ennesima notizia di questo genere che periodicamente balza all’attenzione della cronaca, senza avere chiaro – prosegue l’Usb – se queste violenze siano parte di una strategia finalizzata a estromettere le persone nere dal territorio o se si tratti di un ulteriore sintomo del clima di odio e discriminazione che continua a diffondersi nel nostro Paese. Ciò che appare evidente è che la precarietà e l’isolamento nei quali i braccianti migranti sono costretti a vivere non solo alimentano lo sfruttamento nel settore agricolo, ma anche la violenza quotidiana».
E ancora, sottolinea l’Usb di Reggio Calabria: «Da anni denunciamo come i cosiddetti “campi” siano stati trasformati in un enorme attrattore di risorse pubbliche: milioni di euro sono stati spesi e altrettanti sono previsti per il loro “superamento”, mentre le vite di centinaia di persone continuano a essere concentrate in veri e propri “non luoghi”, funzionali non solo all’economia agricola del territorio ma anche alle attività della criminalità organizzata. Dambe So, al contrario, rappresenta un modello virtuoso: uno spazio di accoglienza e dignità per lavoratori che contribuiscono alla nostra economia. Questo modello deve essere tutelato e sostenuto dalle istituzioni locali e nazionali, non solo con parole, ma con azioni concrete che spezzino l’isolamento e favoriscano l’inclusione sociale e lavorativa».
«L’Usb – è la conclusione – ribadisce la necessità di un intervento deciso per fermare questa spirale di violenza e per costruire un futuro che garantisca diritti e dignità a tutti i lavoratori, indipendentemente dal colore della loro pelle o dalla loro origine. La nostra lotta è per un’agricoltura che non sfrutti, per un’accoglienza che integri e per una società che non lasci spazio a odio e discriminazione».