E’ alle battute finali il processo sulle Bombe di Reggio fatte esplodere cinque anni fa contro la Procura generale della città sullo stretto, l’abitazione
del procuratore generale Salvatore Di Landro, senza dimenticare l’intimidazione all’ex procuratore di Reggio, Giuseppe Pignatone, ora a capo della Procura di Roma con un bazooka fatto trovare davanti la sede della Dda reggina. Il pm Domenico Guarascio al termine della requisitoria in cui ha ripercorso i fatti che hanno determinato quella che è stata definita la strategia della tensione, ha chiesto 10 anni di carcere e mille euro di multa per Luciano Lo Giudice, fratello di Nino, il nano, boss dell’omonima cosca,9 anni e mille euro di multa per Antonio Cortese e 6 anni e mille euro di multa per Vincenzo Puntorieri, entrambi considerati gli esecutori materiali della strategia della tensione. Sarebbe stato proprio il nano, il pentito atipico a fornire nomi e cognomi di chi avrebbe materialmente piazzato l’ordigno del 3 gennaio di 5 anni fa davanti agli uffici di via Cimino, quello del 26 agosto seguente all’ingresso dell’abitazione del procuratore generale Di Landro e il bazooka fatto ritrovare il 5 ottobre dello stesso anno a poche centinaia di metri dal Cedir, sede della Direzione distrettuale Antimafia di Reggio. Salvo poi ritrattare la sua versione dei fatti in un memoriale, scappare dalla località protetta, per finire di nuovo in manette, preferendo il carcere.