Il Tribunale amministrativo del Lazio ha accolto il ricorso di una giovane donna calabrese che subito dopo il parto si era vista negare dal Ministero il differimento dell'esame orale per l'accesso alla carriera prefettizia
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Aveva chiesto lo spostamento della prova orale, dopo aver superato con ottimi voti lo scritto, perché aveva partorito proprio in prossimità della data fissata. Ma il Ministero dell’Interno, che aveva indetto il concorso pubblico per l’accesso alla carriera prefettizia, aveva respinto la richiesta.
Protagonista della vicenda una donna calabrese. La giovane aveva già superato la prova preselettiva e quella scritta e aveva così avuto accesso all’orale. Poco prima dell’esame, però, ha dato alla luce suo figlio, ragion per cui aveva chiesto un differimento, allegando documentazione medica che certificava la sua condizione. Dal Ministero, però, era arrivato un secco no, ritenendo che la situazione non fosse di impedimento allo svolgimento della prova.
La candidata si è così presentata nel giorno inizialmente fissato, per evitare di essere considerata rinunciataria, conseguendo una votazione di poco inferiore al punteggio sufficiente.
Di qui la decisione di presentare ricorso al Tar del Lazio contro il risultato ottenuto e la graduatoria intanto approvata «per contestare – scrivono gli avvocati Alessandra e Achille Morcavallo, che hanno seguito il caso – il mancato rinvio della prova considerato invece dovuto a protezione delle complessive esigenze legate alla maternità, e, per conseguenza, l’esito negativo attribuitole».
Ricorso che il Tar ha deciso di accogliere, ritenendo «irragionevole» il diniego del Ministero e disponendo la rivalutazione della candidata.
«Il rifiuto – dichiarano i legali – veniva infatti giudicato illegittimo per violazione del generale principio di tutela della maternità sancito dalla Costituzione, in attuazione del quale le norme primarie prevedono l’istituto dell’astensione obbligatoria pre e post partum».
Nel concorso come nell’attività lavorativa. Spiegano infatti gli avvocati: «L’interessante allargamento del principio alla materia concorsuale operato dalla pronuncia trova ragione nel parallelismo rinvenibile fra la situazione di stress prodotta dall’attività lavorativa e le non dissimili condizioni sperimentabili in occasione della preparazione e dello svolgimento di una complessa prova selettiva come quella in questione».