VIDEO-INTERVISTA | Il procuratore reggino interviene sul caso che ha visto finire ai domiciliari l'uomo con l'accusa di aver violentato una bambina di otto anni. «A Reggio un pool di cinque magistrati per tutelare le vittime della cosiddette fasce deboli»
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Non si sbilancia il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri sull’indagine che hanno portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di un settantacinquenne reggino accusato di violenza sessuale nei confronti di una bambina di soli otto anni. Ma nel contempo il magistrato a capo della Procura dello Stretto lancia un messaggio importante: «Le famiglie ci aiutino a indagare su fatti di questa enorme gravità».
Se gli inquirenti, e gli uomini della Squadra Mobile della Questura, guidata da Raffaele Grassi, sono riusciti in poco più di un mese a fare luce su questa presunta violenza è stato grazie soprattutto alla denuncia sporta dai familiari della vittima, oltre alle dichiarazioni della minore raccolte-in sede di audizione protetta. «Noi alle famiglie ci rivolgiamo- dice alla nostra testata Bombardieri- affinché segnalino qualsiasi “stranezza” nel comportamento dei figli e consentirci così di effettuare indagini specializzate e accertare le responsabilità penali».
Ad aver indagato sull’episodio odierno sono stati gli uomini della sezione “Reati contro la persona, in danno di minori e sessuali” della Squadra Mobile, in stretto contatto anche con il procuratore aggiunto Gerardo Dominijianni e il pm Nicola De Caria. Bombardieri inoltre, annuncia che è stato costituito un apposito pool di inquirenti che si occuperà dei reati ai danni delle cosiddette “fasce deboli”. «Abbiamo costituito un gruppo di cinque magistrati che sarà in diretta collaborazione con le polizie giudiziarie specializzate, con gli enti territoriali e con le associazioni a tutela delle vittime della violenza di genere».