Emergono più recenti intercettazioni nelle quali l'assessore al Bilancio discute di investimenti da realizzare con fondi regionali riguardanti progetti di soggetti a lui vicini
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«Non vi è prova che Francesco Talarico fosse a conoscenza, nè fosse consapevole del reale spessore criminale di Antonio Gallo». Così motiva il Tribunale del Riesame la riqualificazione dei reati in capo a Francesco Talarico, assessore al Bilancio della Regione Calabria ed ex coordinatore calabrese dell'Udc, rimasto coinvolto lo scorso gennaio nell'inchiesta istruita dalla Dda di Catanzaro denominata Basso Profilo.
Nessuna aggravante mafiosa
Francesco Talarico era stato, infatti, destinatario di una ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari per l'accusa di associazione a delinquere aggravata dalle modalità mafiose e voto di scambio politico mafioso ma già a febbraio il Tribunale della Libertà aveva escluso l'aggravante mafiosa riqualificando i reati in associazione a delinquere e corruzione elettorale. «Ebbene, ritiene il collegio che neppure considerando il Gallo nella sua veste di interlocutore del Talarico può ritenersi nel caso di specie sussistente il delitto di voto di scambio politico mafioso ma quello di corruzione elettorale» si legge nelle motivazioni depositate nei giorni scorsi.
I voti da Reggio Calabria
In particolare, Francesco Talarico era accusato di aver ottenuto appoggio elettorale da Antonio Gallo, imprenditore catanzarese «e considerato già di suo appartenente agli ambienti della criminalità organizzata», nelle competizioni politiche del 2018 come candidato nel collegio uninominale di Reggio Calabria. E in tal senso, su iniziativa di Tommaso e Saverio Brutto, (rispettivamente ex consigliere comunale di Catanzaro e ex assessore comunale di Simeri Crichi), Antonio Gallo avrebbe assunto «la veste di figura ponte rispetto ad altri soggetti come Antonino Pirello e Natale Errigo, a loro volta inseriti in famiglie della criminalità organizzata e considerati capaci come tali di disporre di voti riconducibili alla 'ndrangheta reggina».
Il sostegno elettorale a Talarico
Ma secondo i giudici del Tribunale del Riesame «vi è tuttavia da considerare, quantomeno nella prospettiva della posizione di Francesco Talarico che i soggetti da cui è provenuta la promessa non hanno fatto riferimento a modalità di procacciamento di voti rivelatrici dell'utilizzo di metodi mafiosi. Inoltre, coloro che si sono impegnati a sostenere Talarico - ovvero lo stesso Gallo e, attraverso di lui, il Pirello e l'Errigo - non apparivano profili soggettivi inequivocabilmente collocabili in contesti mafiosi, e tali da lasciar intendere che i voti sarebbero stati procacciati mediante modalità mafiose».
Antonino Pirello
Questa valutazione riguarda, innanzitutto, Antonino Pirello, 45 anni, titolare di una impresa di pulizia e ritenuto soggetto con capacità di procurare voti con le modalità mafiose perchè imparentato - in quanto cugino - con Pietro Pirello arrestato nel 2016 nell'operazione denominata Alchemia e fratello di Antonino Pirello, 44 anni, condannato ad oltre sette anni di reclusione a seguito delle operazioni che hanno colpito la cosca Serraino di Reggio Calabria. «Nelle conversazioni intercettate - annota il collegio - non risulta che gli interlocutori abbiano mai fatto riferimento alla possibilità che il Pirello ottenesse voti grazie alle proprie parentele con soggetti gravitanti in contesti di 'ndrangheta. Nè è chiaro se i suoi interlocutori fossero a conoscenza di tali parentele. Piuttosto, risulta che Gallo contasse sul supporto elettorale del Pirello in quanto imprenditore con circa 700 dipendenti ai quali verosimilmente avrebbe potuto dare una indicazione di voto».
Natale Errigo
Medesima valutazione riguarda Natale Errigo, consulente di Invitalia, residente a Roma e «dal volto apparentemente pulito. Di quest'ultimo si afferma essere imparentato con esponenti della cosca De Stefano operante nel comprensorio reggino di Archi. Oltre a vantare "illustri" parentele - scrivono i giudici del Riesame - risulta che Errigo diversamente da Pirello in un passaggio delle conversazioni intercettate abbia in qualche modo descritto la composizione del suo "pacchetto elettorale". Egli però ha fatto riferimento a un quantitativo di 30/40 voti, costituiti da quelli dei suoi familiari e dei suoi amici stretti. Il che, se si considera il quartiere da cui provenivano le persone chiamate ad esprimere il voto per Talarico, nonché i pregiudizi penali dei parenti di Errigo, autorizza a ritenere che alcuni voti promessi provenissero da soggetti gravitanti in contesti di 'ndrangheta ma non appare sufficiente di per sè a dimostrare che quei voti fossero stati procacciati con le modalità mafiose; non essendovi indicazioni in tal senso e anche tenuto conto della obiettiva esiguità del pacchetto elettorale».
Antonio Gallo
Stesso disccorso vale per Antonio Gallo la cui «qualità di soggetto di 'ndrangheta emersa nel presente procedimento è circostanza di cui non vi è prova che Talarico fosse a conoscenza. Gallo infatti coltivava i suoi rapporti mafiosi sotto traccia assumendo tendenzialmente un atteggiamento di basso profilo. Nè al di là della conoscenza del suo coinvolgimento nel procedimento denominato Borderland e del fatto che fosse interessato da ulteriori indagini per riciclaggio può ritenersi che Talarico fosse realmente consapevole del suo reale spessore criminale».
Corruzione elettorale
Da qui la riqualificazione del reato in corruzione elettorale: «Le promesse di voto in favore di Talarico, provenienti da Gallo, da Pirello e da Errigo sono state senz'altro il frutto di "negoziazione", in quanto elargite dietro l'impegno da parte del politico di assicurare ai propri interlocutori favoritismi chiaramente espressi nelle conversazioni intercettate, quali le attribuzioni di incarici (ad Errigo), la messa in relazione con soggetti influenti che avrebbero potuto assicurare commesse pubbliche (Gallo), ovvero comunque "entrature", "referenze" e "agganci" con soggetti che avrebbero potuto risolvere problemi contingenti».
Il comitato d'affari
Cade, inoltre, l'aggravante mafiosa ma per i giudici del riesame resta la contestazione del reato di associazione a delinquere per ciò che è stato «efficacemente denominato dal Pm come un comitato d'affari»; ovvero, delitti contro la pubblica amministrazione da realizzarsi per ottenere commesse in territorio albanese e delitti strumentali all'accrescimento della propria influenza sul territorio nazionale. Ciò «offre una chiara dimostrazione delle capacità di attuazione del programma delinquenziale da parte degli indagati. La capacità di porre in essere tutte le condotte confluite nella contestazione del reato elettorale rende, infatti, l'idea di quanto l'accordo criminoso lungi dal rimanere sul piano astratto della semplice ideazione sia in realtà connotato da straordinaria concretezza e capacità di ottenimento degli obiettivi stabiliti».
Esigenze cautelari
Francesco Talarico «si è dimostrato soggetto che pur di ottenere l'elezione al Parlamento ha stretto accordi per ottenere favori elettorali da parte di soggetti ai quali in cambio aveva offerto utilità che avrebbero dovuti introdurli nel mondo dei affari a livello nazionale e internazionale, grazie all'appoggio proveniente da figure politiche di primo piano». Per i giudici deve quindi essere confermata l'applicazione degli arresti domiciliari poi però revocati a causa della scadenza dei termini per la custodia cautelare e sostituita oggi con l'obbligo di dimora.
Nuove intercettazioni
I giudici del Tribunale del Riesame descrivono Francesco Talarico come «una persona propensa a violare le regole che presiedono alla formazione degli organi istituzionali e che rendo concreto nonché attuale il pericolo di reiterazione di condotte delittuose». A corroborare tale ipotesi le integrazioni investigative depositate dal pubblico ministero inerenti alcune intercettazioni nelle quali «nello svolgimento dell'incarico di assessore al Bilancio interlocuisce con soggetti interessati a proporsi come destinatari di posti da ricoprire in ambito regionale nonché di investimenti con utilizzazione di fondi regionali, i cui propositi appaiono convergere verso quelli di Talarico, di preferenza nei confronti di soggetti o progetti a lui vicini».