VIDEO | Nessuna dichiarazione in merito da parte del dirigente scolastico e dalla famiglia del piccolo che ha deciso mantenere il riserbo. Sul caso abbiamo sentito anche il parere di un esperto
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«Il dirigente ha detto che non rilascia nessuna dichiarazione. Siccome c'è un procedimento in atto... Il problema è che ha preso questa decisione nei confronti dei giornali e delle televisioni. Va bene?» Sono le parole che ci sono state fatte riferire da un collaboratore del dirigente scolastico dell'istituto “Maria Montessori” di Crotone, Girolamo Arcuri, in merito all'esperimento, così definito, effettuato su un bimbo con handicap. Il piccolo, secondo quanto riporta la denuncia pubblica riportata dal garante dell'Infanzia Antonio Marziale, sarebbe stato messo a sedere su un banco, con il visto rivolto al muro, dando le spalle alla maestra e ai compagni di classe. Un gesto che ha fatto insospettire i genitori del bimbo - una famiglia perbene e conosciuta in città che non ha voluto rilasciare alcune dichiarazioni in merito a questo episodio che, a quanto pare, si sarebbe ripetuto più volte – i quali si sono rivolti a Marziale.
A quanto appreso sia dal padre che dal dirigente scolastico, la questione sembrerebbe andare verso la risoluzione, visto che sono state utilizzate delle strategie apposite. Il caso ha destato un po' di clamore nella comunità crotonese. Per capirne di più, abbiamo chiesto a uno specialista se effettivamente una tecnica del genere possa o meno funzionare nei bambini con handicap. «Se è vero quello che ho letto dalla stampa – ha dichiarato il dottore Paolo Sesti, neuropsichiatra infantile – ignoro una metodica di questo tipo, anzi dal mio punto di vista dico che è assolutamente controproducente. Tutto il lavoro che si fa sui bimbi, o soggetti portatori di handicap, va verso l'integrazione, e pensare di usare una metodica che è prettamente esclusiva, poiché esclude totalmente dalla visuale e dall'interazione visiva con gli altri soggetti all'interno della classe, credo che si assolutamente foriera di ulteriori problemi per il ragazzino».
«Qualsiasi metodica che escluda il bambino dal gruppo gli crea certamente delle difficoltà – conclude il dottore Sesti – noi diamo per scontato che un bambino che ha un handicap, qualsiasi esso sia, già ha qualche difficoltà nell'inserimento nel gruppo: se tu vai a strutturare una metodica che esclude il bambino dall'interazione con gli altri, saranno proprio gli altri ad escluderlo, proprio perchè viene organizzata dagli adulti sarà una linea guida sulla quale si metteranno gli altri ragazzini. Il bambino si sentirà sempre più fuori da un mondo che lui reputerà sempre più difficile, complesso, e sempre più lontano».
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