Il consigliere regionale interviene in merito alla direttiva Ue che obbliga l'Italia a mettere a gara le concessioni: «In Calabria c'è ancora un 40% di coste libere»
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Dopo l’elezione in Parlamento di Simona Loizzo, Pietro Molinaro è rientrato in consiglio come primo dei non eletti della Lega. L’ex presidente di Coldiretti ha deciso di dedicare il suo primo intervento politico ad un tema delicato ma molto identitario per il centrodestra ovvero la questione delle concessioni balneari. Un tema che riguarda molto da vicino la Calabria che è circondata da 800 km di coste. Attualmente sono circa 2000 le attività balneari che danno lavoro a circa 20mila persone per un giro d’affari che è stato stimato approssimativamente in 500 milioni di euro. Il punto centrale è la proroga delle attuali concessioni, in scadenza il 31 dicembre di quest'anno: la premier Giorgia Meloni vorrebbe procedere con il prolungamento, come aveva più volte ribadito nei mesi scorsi, ma i vincoli europei glielo impediscono. Ieri è arrivata un'ulteriore strigliata da parte di un portavoce della Commissione europea: ha fatto sapere che l'Ue rimarrà inflessibile sull'argomento, basandosi sulla direttiva Bolkestein (e ribadita da una sentenza della Corte di Giustizia europea datata luglio 2016), che obbliga l'Italia a mettere a gara le concessioni.
Molinaro, invece, dice che è «opportuno andare oltre il 31 dicembre 2023 nella proroga delle concessioni demaniali marittime, perché ciò consentirebbe di evitare il rischio caos, o peggio ,un colpo di spugna a danno di un settore strategico». Fra l’altro Molinaro nega che ci sia un problema di scarsità della risorsa. Attualmente, sostiene, solo il 30% della costa è impegnata. Ne deriva che rimane, tolte le zone non adatte, almeno un 40% che potrebbe essere messo a gara. Anche se dal calcolo resta fuori la quota di costa che dovrebbe, per legge, rimanere libera. Poi bisognerebbe capire dove sono situate queste zone libere e la loro accessibilità. Su questo fronte Molinaro dice che le regioni hanno avviato una sorta di mappatura delle coste per quantificare quante sono le spiagge da sottoporre a concessione. Un’operazione che richiede tempi che sembrano spingere per un rinvio delle scadenze.
«È un interesse nazionale irrinunciabile applicare la direttiva Bolkestein - spiega Molinaro - ma deve essere fatto senza rischiare di espropriare le attività balneari, create dai precedenti concessionari, perché in tal modo si metterebbero a rischio tante imprese, spesso familiari, e migliaia di lavoratori. Auspico che o il Parlamento o il Governo concilino gli interessi in campo».
L’idea, nel caso non dovesse arrivare la proroga, è quella di garantire ai vecchi concessionari, che magari hanno investito in questi anni, il riconoscimento di una sorta di avviamento commerciale. Certamente, dice Molinaro, deve essere prevista una clausola di salvaguardia per i lavoratori perché il passaggio da un concessionario all’altro non può comportare perdite occupazionali. «Come Lega - chiude Molinaro - non diciamo “No” per principio alla direttiva Bolkestien, ma non vogliamo nemmeno che scoppi il caos e che chi ha investito si ritrovi con un pugno di mosche in mano da un giorno all’altro». Il dibattito è apertissimo e dalle parti del Governo si dicono pronti ad inserire un emendamento nel decreto Milleproroghe o a varare un provvedimento specifico ad hoc. Unione europea permettendo, naturalmente.