Gioia sogna la rinascita ma la fiducia degli elettori è al minimo storico

La città del porto si prepara al ballottaggio in un clima di disillusione. Dopo la bassa affluenza al primo turno si teme un’altra fuga dalle urne. Domenica si sfideranno due ex amministratori, Aldo Alessio e Raffele d’Agostino

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di Francesco Altomonte
7 giugno 2019
17:59

Immondizia per strada, verde pubblico trascurato, negozi chiusi e un vago senso di angoscia misto a disincanto che pare avere colpito gran parte dei suoi cittadini. L’istantanea che arriva da Gioia Tauro alla vigilia del ballottaggio, che darà un sindaco alla città dopo due anni, non sembra molto rassicurante. La città del porto sta attraversando uno dei momenti più bui della sua storia recente. Due scioglimenti per mafia in 9 anni, l’ultimo dei quali nel 2017 ha lasciato segni indelebili su un tessuto sociale già pesantemente toccato dalla crisi economica.

 


Fuga dalle urne

La risposta alle urne non è stata confortante in questo senso. Anzi, il 26 e 27 maggio scorsi ha votato il 63% degli aventi diritto, vale a dire il 7% in meno rispetto alle elezioni del 2015. E secondo quanto si sente in città, al ballottaggio si dovrebbe recare alle urne un numero ancora minore di votanti. Un dato che conferma l’andazzo nazionale, ma che a Gioia Tauro rischia di creare una frattura evidente tra la nuova amministrazione comunale e i cittadini.
Il nuovo sindaco, quindi, avrà un bel d’affare per rimettere in carreggiata la città. Una città che nel corso degli ultimi 20 anni non è riuscita, però, a rinnovare la propria classe dirigente. E così non resta che aggrapparsi al passato. I due candidati giunti al ballottaggio sono l’ex sindaco antimafia Aldo Alessio e l’ex vicesindaco e ex consigliere provinciale Raffele d’Agostino. Mentre negli altri maggiori centri della piana, Palmi e Rosarno, infatti, i primi cittadini hanno trent’anni o poco più, la città del porto riparte da due ultrasessantenni con un lungo percorso politico alle spalle, dopo la fallimentare esperienza amministrativa del quarantenne Giuseppe Pedà.

 

La storia dei candidati in corsa

Al ballottaggio, secondo quanto appreso durante le giornate successive al primo turno, non ci saranno apparentamenti. I candidati a sindaco Lino Cangemi e Nicola Zagarella hanno dichiarato che lasceranno liberi i loro elettori.
Aldo Alessio, come detto, è già stato sindaco di Gioia Tauro a cavallo tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo secolo. Una sindacatura in “trincea” la sua, conclusa con la scorta per le minacce ricevute dalle cosche cittadine.
La sua sconfitta nel 2001 contro Giorgio Dal Torrione fu salutata come una liberazione da una parte, seppur piccola, della città che lo contestò all’uscita del Palazzo municipale. Aveva tentato di essere rieletto nel 2015 venendo però sconfitto da Pedà e sedendo in consiglio tra i banchi delle opposizioni. Fu uno dei firmatari della mozione di sfiducia che portarono allo scioglimento anticipato dell’assise cittadina. Domenica sera le urne potrebbero decretare il suo ritorno a Palazzo Sant’Ippolito.
Raffaele D’Agostino ha iniziato la sua lunga carriera politica nel 1995 da consigliere comunale proprio durante la prima esperienza da sindaco di Aldo Alessio. Nel 2001 appoggio l’elezione a primo cittadino di Giorgio Dal Torrione diventandone il vice e vedendosi assegnare anche la delega ai Lavori pubblici. Incarichi che ha mantenuto fino al 2005, quanto ruppe con Dal Torrione sfidandolo alle elezioni 2006, quelle che diedero la vittoria al suo ex alleato e che portarono allo scioglimento per infiltrazioni mafiose nel 2008.
Tra il 2011 e il 2016 D’Agostino è stato consigliere provinciale di Reggio Calabria presiedendo la Commissione ambiente. Al ballottaggio parte con un grande svantaggio: 20 punti percentuale, vale a dire circa 2000 voti da recuperare.


Francesco Altomonte

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