Ufficialmente – e fino a prova contraria – lui è un imprenditore informatico in grado di creare un colosso della tecnologia gestionale applicata alle pubbliche amministrazioni. Per i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, invece, sarebbe uno dei più grandi riciclatori della storia per conto di ‘Ndrangheta, Cosa nostra e Camorra, in grado di movimentare soldi sporchi per circa 500 miliardi di euro.

Lui è Roberto Recordare, patron della Golem software. Della sua storia, ce ne eravamo già occupati quasi un anno fa, dopo che un’informativa della Squadra mobile di Reggio Calabria, depositata nel processo “Eyphemos” aveva fatto venire alla luce la vicenda dei soldi riciclati – scrive la procura – quale provento di traffici illeciti di armi e stupefacenti, senza escludere estorsioni, usura ed altro.

Denari delle cosche Alvaro e Gagliostro, ma anche di imprenditori mafiosi catanesi e faccendieri dei casalesi. Insomma, per dirla con le parole dello stesso Recordare, un’attività in grado di sconquassare il mondo e l’equilibrio mondiale.

Recordare, l’intervista a Report

Ed anche se, come rimarcano i legali dell’imprenditore, a lui non è mai giunto neppure un avviso di garanzia, della vicenda torna ad occuparsene Report, con uno speciale che andrà in onda lunedì prossimo. Recordare, per la prima volta, ha aperto le porte della sede della sua società a Palmi, dove sono presenti quadri raffiguranti, tra gli altri, i procuratori Cafiero de Raho e Gratteri, stilizzati artisticamente con un verme in testa e le sembianze da diavolo.

Recordare si mostra preoccupato di sottolineare un aspetto su tutti: «Spezzo una lancia io a favore della ‘Ndrangheta: facciamo finta – dice – che tutto sia vero e che io abbia riciclato 500 miliardi. Perché questi 500 miliardi devono essere della ‘Ndrangheta e non di tutte le mafie del mondo? Posso fare un reato a nome mio e non avere il brand della ‘Ndrangheta? Ma perché sono calabrese devo essere ‘ndranghetista? Io voglio essere autonomo. Se faccio un reato voglio farlo a nome mio».

Fra i documenti mostrati nell’anteprima di Report, vi è un titolo da 36 miliardi di dollari certificato dalla banca nazionale danese, che fa riferimento a un fondo degli Emirati Arabi. Sul ruolo di Recordare, lui chiarisce: «Io sono un tecnico. Qui bisognerebbe entrare e spiegare ed è consulenza». Ma di chi sono questi soldi? «Se c’è un problema su questo che vadano alla banca a chiedere di chi sono. Il nocciolo della situazione è: questi fondi sono leciti o illeciti? Se sono di fonte illecita, andate a prenderli».

Le telecamere di LaC a casa Recordare

A dirla tutta, le telecamere di Lacnews 24 allo studio di Recordare ci erano andate proprio un anno fa. Ma le porte, per noi, furono sbarrate. Ecco la motivazione ufficiale fornita al collega Pantano: «Il dottore Recordare voleva essere contattato prima del vostro articolo». Dunque, l’imprenditore avrebbe preferito essere chiamato in anticipo, così da scrivere dopo averci parlato. Di certo, all’epoca non ha voluto neppure far sapere se fosse o meno in sede.

Un muro di silenzio impenetrabile dettato forse dalla preoccupazione del momento. Stato d’animo condiviso da molti palmesi, mostratisi scettici di fronte all’ipotesi investigativa contro il patron della squadra di volley.

Di certo c’è che Recordare fino ad oggi non ha avuto noie particolari con la giustizia. Nonostante lo cercassero anche da Malta, dove era stata aperta una inchiesta, tutto è rimasto al proprio posto. Ora ha deciso di parlare con Report, sperando, forse, in cuor suo, che il peggio sia passato. Ma sarà davvero così?