Il Riesame ha annullato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per due giovani di Soriano, che restano accusati solo di traffico di stupefacenti. Seconda la Dda di Catanzaro avrebbero fabbricato e posizionato l'ordigno che uccise Matteo Vinci
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Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha annullato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per due giovani di Soriano ritenuti responsabili di omicidio, tentato omicidio aggravato dalle modalità mafiose, danneggiamento, detenzione di esplosivi e tentata estorsione in relazione all'autobomba che il 9 aprile 2018, a Limbadi, uccise il 43enne biologo Matteo Vinci e ferì gravemente il padre Francesco.
Antonio Criniti, di 30 anni di Soriano, difeso dall'avvocato Pamela Tassone, e Filippo De Marco, di 41, di Soriano, difeso dagli avvocati Vincenzo Cicino e Giuseppe Orecchio, restano accusati soltanto di traffico di stupefacenti. I due erano stati arrestati nell'operazione "Demetra 2", scattata lo scorso 20 ottobre.
Nel corso dell'operazione erano finite nella rete anche altre cinque persone, alcune delle quali già destinatarie di un'ordinanza riguardante il primo step dell'indagine sull'autobomba. Secondo l'accusa, i due sorianesi, al fine di saldare un debito di droga avrebbero accettato di fabbricare la bomba poi collocata sotto l'auto dei Vinci. Un'accusa che, insieme a quella di tentata estorsione e della detenzione di armi, è stata annullata dal Tribunale del Riesame. Per conoscere le motivazioni del provvedimento bisognerà attendere 45 giorni.