Un’ipotesi che – prima dell’emergenza Covid e delle conseguenti disposizioni in materia di limitazione del contagioera ad un passo dal divenire certezza. Ma la pandemia ha scombinato anche i piani della giustizia e il processo Rinascita-Scott, scaturito da quella che è stata definita la più importante operazione dopo il maxi-processo di Palermo, rischia di dover essere celebrato fuori regione.

Il processo Rinascita-Scott

La possibilità che ad ospitare centinaia di persone, tra imputati e avvocati, potesse essere il palazzetto dello sport provinciale di località Maiata, sembrerebbe tramontata. Così come l’acquisto dell’immobile di proprietà della Provincia da parte del ministero della Giustizia per una somma di 5 milioni di euro sarebbe da considerarsi archiviata. Alla base del problema l’impossibilità di adeguare la struttura alle nuove disposizioni derivanti dall’emergenza sanitaria. Sicché, sempre più concreta è l’eventualità che il processo si debba celebrare fuori regione.


Le aule bunker delle carceri di Rebibbia a Roma, di Poggioreale a Napoli e dell’Ucciardone di Palermo, sarebbero in questa fase le soluzioni al vaglio della Corte d’Appello di Catanzaro e del ministero. Ipotesi discusse, come rivela La Gazzetta del Sud, nel corso di una call tra il presidente dell’organo della magistratura Domenico Introcaso, il procuratore capo della Dda Nicola Gratteri, il procuratore generale Beniamino Calabrese, esponenti del ministero della Giustizia e il presidente del consiglio dell’Ordine degli avvocati di Catanzaro Antonello Talerico.

L’opzione del carcere di Vibo Valentia

Allo scopo di mantenere il processo in Calabria, evitando così ad imputati, avvocati e magistrati complicate trasferte fuori regione, è stato preso in considerazione anche l’auditorium  della casa circondariale di Vibo Valentia, oggetto nei giorni scorsi di un sopralluogo al quale avrebbe preso parte anche lo stesso Gratteri. Ipotesi, quest’ultima, bocciata dal presidente dell’Ordine Talerico, il quale ha sollevato una possibile violazione dei «principi generali di partecipazione ad un giusto e regolare processo».

 

Lo stesso presidente ha insistito affinché non si lasci nulla d’intentato affinché il processo si possa celebrare in regione, anche valutando la possibilità di erigere delle tensostrutture adeguate alla portata del dibattimento, rivendicando in ogni caso la necessità che il ministero doti la Calabria, e il distretto catanzarese in particolare, di un’aula destinata ai maxi-processi.