Asp di Reggio, stipendi pagati anche ai dipendenti condannati. Fra loro il mandante del delitto Fortugno (NOMI)

La clamorosa anomalia emerge dopo una ricognizione del dg Brancati che ha denunciato tutto alla Dda. Sette casi sotto esame. Sullo sfondo una task force che deve verificare i conti dell'Asp
di C. M.
5 febbraio 2018
20:49

All’Asp di Reggio Calabria si continua a pagare regolarmente lo stipendio anche a quei dipendenti condannati per reati di mafia o di altro tipo, anche interdetti in perpetuo dai pubblici uffici. Un esempio? Alessandro Marcianò, il capo sala dell’ospedale di Locri condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio del vice presidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Fortugno, freddato in un agguato nell’ottobre del 2005 a Locri.

La notizia del pagamento degli stipendi è contenuto all’interno di un esposto presentato dal direttore generale dell’Azienda, Giacomino Brancati, alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, dopo una profonda ricognizione dei conti dell’Asp. E proprio i magistrati guidati dal procuratore vicario Gaetano Paci hanno da tempo aperto un fascicolo, approfondendo gli aspetti riguardanti i casi segnalati, per capire se e quali profili di reato vi siano. Il sospetto è che ci possano essere state delle complicità interne tali da permettere che si realizzasse questa incresciosa situazione.


La ricognizione straordinaria

«Io - ha spiegato Brancati – faccio la mia opera, anche se tanti dovrebbero contribuire a quest'attività. Nel corso di questa opera di ricognizione sugli elementi di disordine, l'argomento più importante è la cattiva organizzazione. Questa opera di osservazione ha riguardato anche l'utilizzo del personale con l'esatta collocazione di ciascuno. Una verifica che ci ha portato a scoprire queste anomalie che riguardavano a vario titolo alcuni dipendenti. Uno, per esempio, che fa parte delle anomalie per 'atti non dovuti', è risultato affetto da problemi psichici ed è sparito per i fatti suoi. Ed al di là del caso clamoroso di Alessandro Marcianò, condannato in via definitiva all'ergastolo, ce ne sono anche altri. Non tanto per la condanna, quanto per pene accessorie comminate, come l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Per queste persone c’è un periodo di garanzia durante il quale si deve erogare un determinato trattamento e successivamente l'assegno alimentare. Devo dire che l'azienda ha dato solo l'assegno alimentare, che per Marcianò, orientativamente, è pari a poco più di un anno. Un altro ha 5-6 mesi. Ma c'è un terzo che ha dieci anni. È possibile mai che in dieci anni nessuno si sia accorto di qualcosa?».

Dieci casi in tutto

Oltre ad Alessandro Marcianò, il caso interessa per ora altre due persone: il medico Filippo Rodà e l’infermiere Giovanni Morabito, due persone condannate ma regolarmente retribuite. Ora, però, è giunto il blocco dello stipendio, mentre per altre sette persone si sta cercano di capire quale sia la loro reale posizione. Sono medici, infermieri o tecnici che hanno subito condanne che non sono ancora passate in giudicato. Ci sono stati procedimenti disciplinari come previsto dalle norme? Che esito hanno avuto? È anche a questi interrogativi che tenterà di rispondere la Dda di Reggio Calabria.

Si muove la Corte dei Conti?

«Io – ha proseguito Brancati – ho fatto la segnalazione alla Procura della Repubblica ed abbiamo avviato i provvedimenti amministrativi. Perché quello che non è stato fatto, ora bisogna comunque farlo. E tocca a me farlo. Contemporaneamente, i miei uffici avranno l'obbligo di agire. Ora c'è un passaggio diverso, indipendentemente da quello che accerterà la magistratura sul dolo o meno di questa procedura. Questa è un'Azienda collocata in un territorio dove viene, naturalmente, da pensare male, e dunque, che sia stato fatto apposta. Ma indipendentemente da questo, io ho il dovere, come Azienda di andare avanti perché eventualmente devo anche attivare un altro tipo di segnalazione, cioè quella alla Corte dei Conti, ad esempio, per vedere se ci sono le condizioni per avviare azioni di responsabilità nei confronti di qualcuno. Se c'è un cambio di passo nell'Asp reggina? Io mi auguro che si veda, che si capisca. È difficile. È dura, passeggiare da soli è difficile».

La task force inviata dal Ministero

La notizia della denuncia di Brancati, fra l’altro, arriva a pochissimi giorni di distanza da quella riguardante una vera e propria task force di esperti inviata dal Ministero della Salute all’Asp di Reggio Calabria. L’obiettivo è quello di effettuare un profondo controllo sugli aspetti economico-contabili che non pochi problemi hanno causato all’azienda nell’ultimo periodo, con un disavanzo per il 2017 che potrebbe raggiungere anche i 153 milioni di euro. Ed è in questa direzione che la task force ha già avuto dei contatti con i magistrati del sesto piano del Cedir per quanto concerne le anomalie riscontrate nei conti dell’azienda sanitaria. Conti che è proprio Brancati, in quanto direttore generale, a curare direttamente. Da qui la ricognizione e la scoperta degli stipendi pagati.

La genesi: la nota del dirigente amministrativo

Ma è solo di pochi giorni fa anche una nota riservata, da parte del dirigente amministrativo, Elisabetta Tripodi, con cui veniva segnalata proprio questa strana situazione al dg Brancati. «Ritengo doveroso segnalarle per iscritto la gravissima situazione di disordine amministrativo dell’Azienda, dovuta, a mio parere, sia alla mancanza di figure dirigenziali, andate in quiescenza e non ancora sostituite, che al mancato adeguamento in molti settori ai criteri nazionali per la gestione delle attività d’ufficio». Così si “scopre” che la ricognizione è stata effettuata proprio dalla Tripodi. E «si è venuti alla scoperta di situazioni gravissime per quanto riguarda l’erogazione di emolumenti stipendiali a personale in stato di detenzione, senza monitorare l’esistenza di sentenze di condanne definitive comportanti l’adozione di provvedimenti di licenziamento, mancando dalla ricerca degli atti, l’esistenza di provvedimenti di risoluzione del rapporto di lavoro». La Tripodi scrive “scopre” fra virgolette perché effettivamente trattasi di situazioni che in parte erano note. Ed è proprio da qui che nasce l’esigenza di rimarcare al dg la necessità di investire del fatto la Procura della Repubblica competente per territorio.

I nomi dei dipendenti sospesi

Chi sono, dunque, i dipendenti sospesi che, da quanto risulta all’ufficio, si trovano in stato in detenzione? Lo spiega proprio la nota della Tripodi. Trattasi, oltre ad Alessandro Marcianò, di Luca Felice Lo Presti (operatore tecnico), Pietro Laganà (infermiere), Filippo Rodà (infermiere), Giovanni Morabito (dirigente medico) e Elio De  Leo (dirigente medico). Con un altro dirigente medico, Giuseppe Carbone, che, invece, risulta sospeso per «non meglio precisate cause».

 

Giornalista
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