Il professore e l’orafa rimangono in carcere e ai domiciliari. Sotto sequestro i telefoni cellulari, due giubbini antiproiettili e un antico libro trafugato a Sulmona
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Convalidati dal giudice Francesca Del Vecchio del Tribunale di Vibo Valentia gli arresti di Davide Licata, 51 anni, di Stefanaconi, e della moglie Rossella Marzano, 45 anni, di Vibo Valentia, dopo il ritrovamento giovedì da parte dei carabinieri di micidiali armi un’abitazione di Stefanaconi. Davide Licata resta quindi recluso nel carcere di Vibo Valentia, mentre la moglie Rossella Marzano resta agli arresti domiciliari.
I carabinieri sono arrivati alle armi – otto fucili, una mitragliatrice, quattro pistole clandestine, due silenziatori e 500 munizioni – attraverso il casuale ritrovamento di un bossolo calibro 7,65 nei pressi dell’abitazione della coppia. Poiché Davide Licata non aveva nella propria disponibilità armi corte legalmente detenute (solo i fucili erano detenuti legalmente ma sono stati ugualmente sequestrati dopo il ritrovamento delle altre armi clandestine), i carabinieri l’hanno invitato a consegnare altre armi e da qui la consegna di una pistola, cinque proiettili ed un silenziatore presi dalla moglie, Rossella Marzano, nella camera da letto. Dopo tale rinvenimento ed a seguito di un nuovo invito, Davide Licata ha consegnato ai carabinieri un borsone chiuso con un lucchetto ed anche lo chiavi per aprirlo. All’interno è saltato fuori un mitra, altre tre pistole e vari proiettili. Tutte le armi sono state sequestrate al pari di alcuni telefoni cellulari, di due giubbotti antiproiettili e della somma complessiva in contanti di 202mila euro di cui 179mila euro custoditi in una cassaforte ubicata dietro ad un quadro e 23mila euro in un comodino della camera da letto.
Sul ritrovamento stanno indagando i carabinieri con il coordinamento della Procura di Vibo Valentia, guidata dal procuratore Camillo Falvo. Informata anche la Dda di Catanzaro. Fra il materiale rinvenuto in casa della coppia (lui professore, lei orafa e nessun precedente con la giustizia), pure alcuni paramenti riconducibili ad una loggia massonica di Vibo Valentia.
Da ricordare, infine, che gli stessi carabinieri, supportati dai militari dell’Arma del Nucleo “Tutela patrimonio culturale” di Cosenza all’interno dell’Accademia di Belle Arti “Fidia” di Stefanaconi hanno riconosciuto e sequestrato un prezioso volume religioso del 1651 trafugato in Abruzzo – a Sulmona – nel 2006. Per il reato di ricettazione è stato quindi denunciato Michele Licata, direttore dell’istituto Fidia di Stefanaconi e padre di Davide Licata.