VIDEO | Per il procuratore che sostiene l'accusa le ultime intercettazioni non fanno altro che arricchire le prove contro i principali imputati. Sabato la sentenza
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«Abbiamo certezze sui soggetti intercettati, sul ruolo e sui luoghi. Abbiamo diverse certezze e prove». Non ha dubbi il procuratore generale Giuseppe Lombardo che, durante l’integrazione alla requisitoria che porta agli sgoccioli il processo ‘Ndrangheta Stragista in corso in Corte d’Appello di Reggio Calabria, ha ribadito la genuinità della conversazione intercettata tra Francesco Adornato e Ferraro nell’ambito dell’inchiesta Hybris.
«Nella premessa dell’intercettazione Adornato si presenta dicendo che aveva un ruolo talmente alto da avere due stipendi e l’autista – ha spiegato Lombardo -. Lui che è l’autista di Piromalli a sua volta, aveva un rango talmente alto che quando era il trasportato aveva a sua volta l’autista… “partia cu l’autista” dice».
E il procuratore torna sul ruolo di Adornato. Il ruolo di «chi deve sistemare le cose in attesa della scarcerazione del grande capo. Perché le cose vanno bene ma non benissimo in attesa del grande capo. E questo conferma quanto importante sia decapitare le cosche per destabilizzarle».
Il procuratore ha supportato la tesi relativa alla genuinità dell’intercettazione ribadendo come esiste «una costante tra i collaboratori di giustizia. Parlano prima di dinamiche familiari e lo stesso fa Adornato quando parla della scarcerazione del boss: «“Vedi che è lucido non esce un quasi ottantenne” rassicura il suo interlocutore».
Per il procuratore il messaggio che si evince nella conversazione tra i due è chiaro: «Siamo una potenza criminale e abbiamo bisogno di un capo. Non possiamo andare in ordine sparso…"penso che l’avi u tempu mu sistema i cosi” – ha riportato Lombardo -, solo un capo sa eliminare, anche fisicamente, le zavorre e tutti quelli che sono disallineati da una certa linea di comando».
E sono quei terribili anni 90 a tenere la scena ancora una volta. E lo ha ribadito a più riprese Lombardo: «Questo processo ha una caratteristica ben precisa, estende il periodo di valutazione in avanti e in relazione ad eventi passati della lettura di un periodo drammatico della nostra storia, già ampiamente valutato. Voi – ha detto riferendosi alla Corte - avete tanti elementi, contrariamente a quello che sostengono le difese, dai quali siamo costretti a partire. Ci sono dinamiche che vanno oltre la componente siciliana».
E mentre le difese hanno ribadito l’inattendibilità di Adornato, Lombardo ha sottolineato come: «Nessuna ricostruzione giornalistica a cui Adornato ha potuto avere accesso si è mai soffermata su un anno in particolare: il 1990. Ed è qui che si inserisce tutta la dinamica criminale di Falange armata e del progetto, poi condiviso tra Cosa Nostra e ‘Ndrangheta. Non si parla dal '90 in poi ma “du '90”. Quante cose sa Adornato visto che indica con certezza un anno fondamentale nella nostra ricostruzione. E non ci sono notizie di questo tipo che ha potuto leggere ed essere influenzato come detto. Si parla di altri anni ma mai del '90. Tranne che nelle parole di Graviano quando dice chiaramente “guarda che questi progetti risalgono a parecchi anni prima di quando viene raccontato”».
Lombardo non ha dubbi su quell’intercettazioni: «Siamo in presenza di un racconto, quello di Adornato, che parla del motivo per cui non esce Piromalli, senza mai fare riferimento a Franco Pino. Parla di cose che sa. Quando si dice “li hanno messi nella commissione” è chiara la chiave di lettura, l’unica: nonostante si parli di capi esiste comunque qualcuno al di sopra che “li mette”. Però se questo è vero ed è avvenuto e lo so perché sono un uomo di strettissima fiducia di Pino, esiste un però. È raffinato il pensiero di Adornato: è ingiustificato che lo stanno tenendo dentro visto che lui a quella riunione non è andato. Parlano di sconto e attenuanti perché l’adesione c’è stata».
Ed è stato l’avvocato Guido Contestabile, difensore dell’imputato Rocco Santo Filippone, ad evidenziare come Adornato «per uno iato temporale di quasi 40 anni è sparito dai radar degli investigatori. Quella del procuratore è una ricostruzione suggestiva ma non basta».
La difesa ha continuato ad insistere, rivolgendosi alla Corte, sull’inattendibilità di Adornato. Ed è stato l’avvocato Salvatore Staiano a chiedere ai giudici di interrogarsi sul ruolo di Adornato: «Domandatevi chi gli ha detto quelle cose, come, quando e perché. È stranissimo che questo all’improvviso inizi a parlare. Non basta raccontare un fatto senza verifica esterna. Non è una prova dire che ha una posizione apicale senza dimostrarlo. Qui si sta costruendo un castello sulla sabbia. Quest’intercettazione non è un indizio. Non è niente. L’enunciato dichiarativo non è attendibile. Su questa persona ho enormi dubbi sulla sua sincerità. In questo mondo di codardi, gli ‘ndranghetisti coraggiosi sono pochi. Tra i veri ‘ndraghetisti esiste un’omertà interna che non può essere violata».
La difesa ha continuato a parlare di «suggestione» e «gigantesco equivoco» per chiedere ancora una volta l’assoluzione dei due imputati alla sbarra con l’accusa di essere i mandati dell’omicidio dei carabinieri Fava e Garofalo.
Nella sua controreplica Lombardo ha risposto alla difesa lasciando alla corte la decisione finale. L’appuntamento in aula è per sabato 25 marzo quando, dopo la camera di consiglio, i togati di piazza Castello, scriveranno una nuova pagina di questo lungo processo che ha riaperto uno dei periodi più bui della storia del nostro paese: quello delle stragi e del terrore.