Il noto penalista, già finito in carcere per Rinascita Scott, è accusato dalla procura di Reggio Calabria di concorso esterno in associazione mafiosa (ASCOLTA L'AUDIO)
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È accusato di concorso esterno in associazione mafiosa l’avvocato Giancarlo Pittelli, noto penalista finito in carcare questa mattina con l’accusa di essersi messo a disposizione della cosca Piromalli di Gioia Tauro.
Il suo nome, infatti, compare tra gli indagati finiti nell’inchiesta della Dda di Reggio Calabria denominata Mala pigna (NOMI), che indagava su un presunto traffico illecito di rifiuti gestito dal potente clan della città del porto.
Arresto Pittelli, l'avvocato e il boss Luigi Mancuso
Pittelli è anche imputato nel maxiprocesso Rinascita Scott, indagine nella quale era finito in carcere con la stessa accusa. E la sua posizione nelle indagini della procura di Reggio Calabria si intersecano, giocoforza, con quelle dell’ufficio diretto da Nicola Gratteri. Il punto di congiunzione è il boss Luigi Mancuso, secondo gli inquirenti.
Secondo quanto si legge nel capo di imputazione, l’ex parlamentare di Forza Italia «in quanto uomo politico, professionista, faccendiere di riferimento, veniva incaricato, tra l’altro, dallo stesso Luigi Mancuso di mettersi a disposizione per la risoluzione di talune questioni riguardanti un esponente di vertice della cosca Piromalli di Gioia Tauro, ossia Rocco Delfino».
Pittelli a disposizione dei Piromalli
Dunque, per la procura di Reggio Calabria, «in virtù della storica alleanza tra la cosca Mancuso di Limbadi e dei Piromalli di Gioia Tauro, a partire dal mese di agosto 2017, (Pittelli, ndr) si metteva a costante disposizione del Delfino, imprenditore dei Piromalli, e tra l’altro, si indicazione e richiesta di Luigi Mancuso, si faceva carico di risolvere una problematica che lo riguardava, con l’ausilio del tenente colonnello dell’Arma dei carabinieri Giorgio Naselli, all’epoca comandante provinciale dei carabinieri di Teramo, relativa alla MC Metalli srl in merito a una pratica pendente» alla prefettura di Teramo.
«In considerazione del rapporto venutosi a creare tra l’avvocato Pittelli e Rocco Delfino si instaurava, come detto, una relazione di costante messa a disposizione tra il professionista Pittelli ed il mafiosa Delfino, espressione della cosca Piromalli…». Un’accusa che combacia, tra l’altro, con quanto contestato (tra l’altro) all’ex parlamentare anche nell’inchiesta Rinascita Scott. In merito a questa accusa, però, è giusto sottolinera come la cassazione il 26 giugno scorso, aveva annullato senza rinvio l’ordinanza del Gip e del Tribunale del Riesame relativi ai tre capi d’imputazione di violazione del segreto d’ufficio che Pittelli avrebbe commesso in concorso con l’ex tenente colonnello dei carabinieri Giorgio Naselli e con l’imprenditore Rocco Delfino.
Arresti Pittelli, avvocato e postino del clan
Secondo gli inquirenti reggini, però, Pittelli avrebbe «veicolato informazioni dall’interno all’esterno del carcere trai capi della cosca Piromalli», detenuti al 41bis, come «Giuseppe Piromalli classe ’45 detto facciazza ed il figlio Antonio Piromalli classe ’72 reggente della cosca, e Rocco Delfino quale soggetto di estrema fiducia per i Piromalli in quanto elemento di vertice della cosca».
Nel dettaglio, gli investigatori sostengono che Pittelli «fungendo da postino per conto dei capi della cosca Piromalli, sottoponeva all’attenzione di Rocco Delfino una missiva proveniente da Antonio Piromalli, indagato quale mandante, in concorso con altri capi di cosche di ‘ndrangheta e di Cosa nostra siciliana, dell’omicidio del giudice Antonino Scopelliti, finalizzata a far risultare un pagamento tracciato e quietanzato per il consulente tecnico che avrebbe dovuto redigere la consulenza per conto di Giuseppe Piromalli detto Facciazza pianificando un sistema al fine di eludere la tracciabilità del denaro necessario alle strategie difensive, proveniente da profitti criminali ed al cui pagamento avrebbe dovuto provvedere Rocco Delfino per un importo di circa 30mila euro». Il pagamento doveva avvenire tramite bonifico, ma senza che i soldi, provenienti da attività criminali, potessero essere tracciati.
Arresto Pittelli, le intercettazioni
Un particolare che gli investigatori avrebbero appreso grazie a una intercettazione: «Devono risultare dei pagamenti che vengono direttamente dalla famiglia» avrebbe spiegato Pittelli a Delfino. «Del perito?». Pittelli: «No, un momento. Anche per le difese, anche cinquecento euro devono risultare come bonifico fatturato». Delfino: «Va bene…ma questo me la vedo io, me la vedo io». Pittelli: «Ma no che ve li devono dare, gli ho detto…dico…vi mando una fattura e ci metto sopra la quietanza…chiaro? Da loro deve arrivare il bonifico, pure cento euro, duecento euro, una cosa normale, perché se no non ci crede nessuno, se non come si fa a giustificare?».
Per la procura non ci sarebbero dubbi sulla consapevolezza dell’avvocato di essere in contatto con un elemento di vertice della cosca Piromalli: «Allora Rocco, io devo tirare prima di tutto i vostri interessi. Prima siete voi, poi vengono tutti gli altri. Cercate di capirmi».