Il primo cittadino di Riace ha scritto una lettera per ringraziare i manifestanti che sabato hanno affollato il centro ionico in segno di solidarietà nei suoi confronti: «Un’onda nera sta attraversando l’Europa, ma i popoli ci sono»
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È rimasto colpito dall'affetto dimostratogli dalle migliaia di persone che sabato hanno sfilato per le vie di Riace. E dopo le lacrime viste da dietro le finestre, Domenico Lucano, ai domiciliari da martedì scorso per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, ha preso carta e penna per scrivere una lettera di ringraziamento ai manifestanti. Una lettera in cui afferma di non avere «rancori o rivendicazioni contro nessuno».
Ma quello a cui tiene è ribadire «al mondo» di «non avere niente di cui vergognarmi, niente da nascondere. Rifarei sempre le stesse cose che hanno dato un senso alla mia vita». E mentre dalla marcia della pace Perugia-Assisi parte l'idea di candidare al Nobel per la pace il “modello Riace”, Lucano esorta a non tirarsi indietro. «Se siamo uniti e restiamo umani - dice - potremmo accarezzare il sogno dell'utopia sociale».
I cieli d'Europa, afferma il sindaco, ora sospeso, del piccolo paese della Locride balzato agli onori della cronaca mondiale per il sistema di accoglienza che vi si pratica, sono attraversati da «un'onda nera» che non fa «intravedere più gli orizzonti indescrivibili di vette e di abissi, di terre dolori e di croci, crudeltà dalle nuove barbarie fasciste». Ma nonostante questo, all'orizzonte, «il popolo, i popoli, ci sono, e con le loro sofferenze i loro processi, le lotte, le conquiste».
Da qui l'augurio alle migliaia che si sono radunati sotto la sua abitazione di «avere il coraggio di essere soli, e l'ardimento di stare insieme sotto gli stessi ideali. Di poter essere disubbidienti ogniqualvolta si ricevono ordini che umiliano la nostra coscienza. Di meritare che ci chiamino ribelli, come quelli che si rifiutano di dimenticare nei tempi delle amnesie obbligatorie di essere così ostinati da continuare a credere contro ogni evidenza che vale la pena di essere uomini e donne».
E proprio la giornata di sabato è destinata a «passare alla storia» perché, spiega Lucano, «la storia siamo noi, con le nostre scelte, le nostre convinzioni, le nostre incertezze, i nostri errori, i nostri ideali, le nostre speranze di giustizia che nessuno potrà mai sopprimere». «Verrà un giorno - è l'auspicio di Lucano - in cui ci sarà più rispetto per i diritti umani, più pace che guerre, più uguaglianze e libertà che barbarie. Non dimenticherò questo travolgente fiume di solidarietà. Vi porterò per tanto tempo nel cuore. Hasta siempre».