Detenzione e cessione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsione, entrambi in concorso: sono questi i reati che hanno portato, questa mattina tra Cosenza e Rende, all’esecuzione di sei misure cautelari. Tre le persone finite in carcere, due ai domiciliari, mentre per una è stato disposto l’obbligo di dimora.

I provvedimenti, emessi dal Gip presso il Tribunale di Cosenza, su richiesta della locale Procura, costituiscono l’epilogo di un’attività investigativa condotta dalla sezione operativa della Compagnia di Cosenza nel periodo compreso tra il luglio e il novembre 2019, concernente una fiorente attività di spaccio svolta nel capoluogo bruzio ed in altri comuni dell’hinterland cosentino.

La denuncia della sorella e le indagini

L’indagine, condotta dai Carabinieri sotto lo stretto coordinamento della Procura della Repubblica di Cosenza, ha tratto origine dalla denuncia presentata presso la Stazione carabinieri di Cosenza Principale da parte della sorella di uno degli indagati, nella quale la donna rappresentava alcuni elementi in ordine a dei debiti contratti dal fratello per l’approvvigionamento della droga. A seguito delle prime attività di indagine svolte dai militari operanti, è stato accertato come la vittima fosse coinvolto nello spaccio di cocaina, hashish e marijuana insieme agli altri soggetti destinatari dell’odierna misura cautelare.

Nel corso del successivo sviluppo investigativo, i carabinieri sono riusciti a delineare la rete di spacciatori che, incessantemente, con frequenza oraria e dedizione maniacale, dimostrandosi sempre pronti a soddisfare ogni richiesta, hanno evidenziato di essere in grado di rifornire con droghe leggere e pesanti, anche cocaina ed hashish, alcune piazze di spaccio cittadine e della provincia cosentina.

La conferma dei tossicodipendenti

Le diverse attività captative nei confronti degli indagati, corroborate da importanti riscontri e sequestri a carico dei soggetti coinvolti in qualità di pusher o assuntori, hanno fatto via via emergere lo spessore e l’accreditamento degli stessi agli occhi degli assuntori. Le innumerevoli conversazioni captate hanno consentito di accertare centinaia di incontri fugaci con repentini scambi di dosi e denaro. Dinanzi all’evidenza della gran mole di elementi di prova raccolti, molti tossicodipendenti sentiti dai carabinieri, hanno ammesso di aver acquistato a più riprese sostanza stupefacente dagli indagati, rendendo informazioni assolutamente collimanti con quanto emerso dalle attività tecniche in ordine alle modalità di spaccio, ai luoghi delle cessioni, ai prezzi praticati, procedendo anche al riconoscimento fotografico degli spacciatori.

«Ti faccio volare»

Gli stessi indagati, anche attraverso un linguaggio criptico, erano soliti contrattare telefonicamente il prezzo ed il quantitativo delle dosi da cedere, ed in molti casi pubblicizzavano gli effetti che la stessa sostanza avrebbe garantito sull’acquirente. Uno degli indagati riferendosi alla qualità della sostanza stupefacente era solito affermare frasi del tipo “stasera ti faccio volare compà!”, “stai volando!”, “come me sei volato”, “e poi domani e dopo domani ti faccio volare e stasera pure”. Da qui il nome dell’operazione “Fly” riferita appunto alla descrizione che alcuni degli arrestati utilizzavano dare per descrivere gli effetti della sostanza stupefacente venduta.

Tra i destinatari di misura anche un 85enne padre di uno dei principali indagati, il quale, secondo le accuse, avrebbe concorso nell’attività di spaccio ricostruita dal figlio 42enne. Quando i clienti non riuscivano a trovare  il ragazzo a casa, potevano tranquillamente rivolgersi al genitore, il quale agevolava l’attività di spaccio. In un emblematico passaggio di conversazione telefonica da cui è possibile appunto ricavare il ruolo del genitore, si sente l’anziano padre chiamare telefonicamente il figlio per segnalagli la presenza di un ragazzo che lo stava cercando ed il figlio chiedere “dimmi cosa vuole … che vuole?”… risposta “e che vuole!?”, e l’altro afferma vuole volare”… “ passamelo passamelo”.

Le estorsioni

Nel corso delle indagini, attraverso lo sviluppo investigativo maturato alla luce delle risultanze acquisite, nonché grazie alle dichiarazioni rese dagli assuntori escussi a sommarie informazioni, è stato possibile acquisire importanti elementi probatori a carico di un 45enne ritenuto il principale rifornitore di dello stupefacente per il gruppo. Le attività tecniche, inoltre, hanno permesso ai militari operanti, con l’importante contributo dei successivi riscontri emersi dall’escussione testimoniale, di accertare la commissione di ulteriori reati, maturati sempre nell’ambito dell’attività di spaccio.

Nello specifico, emerge un episodio di estorsione riguardante un orologio oggetto di furto, per la restituzione del quale uno degli indagati chiedeva alla vittima la corresponsione della somma di mille euro. Nello specifico, la vittima, identificato in un dipendente orologiaio di una rinomata gioielleria di Cosenza, pagava la somma richiesta pur di rientrare in possesso dell’orologio di valore che gli era stato affidato per la riparazione.

Nel corso dell’attività sono stati identificati 42 acquirenti ed effettuati una serie di riscontri oggettivi che hanno consentito di cristallizzare l’attività di spaccio attraverso la segnalazione alla Prefettura di Cosenza di 13 assuntori, nonché di arrestare in flagranza di reato 2 persone e denunciarne in s.l. altre 3 per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti. Inoltre, nel periodo di riferimento sono stati sequestrati anche complessivamente 113 gr. di cocaina10 gr. di hashish e 80 gr. di marijuana.