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Quattro gli avvisi a comparire che valgono come informazioni di garanzia vergati dal sostituto procuratore della Repubblica Alessandro Prontera nell’inchiesta sul presunto appalto irregolare all’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente. Quello relativo all’aggiudicazione della gara di un immobile di tre piani ubicato a Castrolibero, dove sarebbero dovuti sorgere i laboratori Arpacal. Sotto accusa l’ex direttore amministrativo Arpacal Stefania Domenica Polimeni, Sabrina Maria Rita Santagati, ex commissario e direttore generale, dell’ente, Valeria Castracane, allora dirigente del settore esterno al Dipartimento programmazione della Regione Calabria e Francesco Italiano dirigente Arpacal. Per tutti si ipotizza l’abuso di ufficio e per Castracane anche il falso in atto pubblico. Una struttura costata 2milioni 152mila euro, un bando che ha avuto un solo concorrente, annullato in prima battuta perché ritenuto inammissibile per l’uso cui era destinato. Sì perché la naturale destinazione dell’immobile era per uffici pubblici e non per laboratori. Un appalto che andava fatto a tutti i costi al punto da resuscitare un bando archiviato per aggiudicarlo alla Efim finanziaria del gruppo Dodaro. Sarebbe bastato modificare una leggina ed ottenere un parere positivo di fattibilità.
Il cambio di rotta è avvenuto nel settembre 2010. Sotto la giunta Scopelliti viene nominata Sabrina Santagati, che decide, come primo atto dopo l’insediamento, di revocare l’annullamento del bando di gara, senza richiedere alcun parere tecnico, senza tener conto dell’analisi condotta da Valerio Donato, docente all’università Magna Grecia ed esperto nel settore, se non dopo aver fatto resuscitare il bando. Pareri che avrebbero comunque confermato aposteriori la fattibilità del bando, smentito il precedente stop. Bisognerebbe capire a questo punto quale sarebbe stato il parere più autorevole. Ma il vero problema dov’è? Il termine per chiudere l’aggiudicazione definitiva di gara era il 31 dicembre del 2010, scaduto il quale niente più finanziamento, niente più risorse a valere sui fondi Por 2000- 2006. E l’acquisto definitivo avviene il 3 marzo 2011, tant’è che 4 giorni dopo viene stipulato un contratto con un notaio di Cosenza. Gli oltre due milioni di euro erano stati anticipati dalla stessa Arpacal, che avrebbe poi dovuto ottenere quei fondi Por ormai sfumati.
Una vicenda che è costato un buco milionario alle casse della Regione al punto da non poter approvare i bilanci successivi. Ma oltre al danno anche la beffa. I laboratori dell’Arpacal non sono mai arrivati nella struttura di Castrolibero, che continua ad essere considerata non a norma per l’uso richiesto nonostante tutti i soldi spesi. In altre parole si spendono due milioni di euro a vuoto, visto che occorrerebbe almeno il doppio della somma per rendere fruibile un immobile dove al momento c’è solo qualche ufficio amministrativo che nulla ha a che fare con i tanto agognati laboratori. Gli indagati dovranno comparire davanti al pubblico ministero titolare delle indagini a partire dalla prossima settimana, mentre gli uomini della Guardia di finanza e del Nisa delegate alle indagini continuano ad acquisire atti all'Arpacal e alla Efim.
Gabriella Passariello
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