Vito Mastrandrea si presenta insieme alla moglie Lucia Michienzi al Comando provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia. Chiede ed ottiene di poter partecipare alla conferenza stampa convocata per illustrare i dettagli dell’arresto di uno dei presunti autori dell’efferato omicidio del padre, legato, picchiato e ucciso nella sua casa di Filadelfia nel giugno del 2013.

 

«Quando ieri sera, ho ricevuto la telefonata dalla caserma dei carabinieri non riuscivo a crederci, pensavo che ormai, dopo sei anni d’attesa, mio padre non avrebbe ottenuto giustizia» - commenta Vito ai nostri microfoni ringraziando l’arma dei carabinieri di Vibo Valentia e la procura di Lamezia Terme per aver consegnato alla giustizia il 29enne, cittadino bulgaro, tratto in arresto all’aeroporto Fiumicino di Roma.

 

«Già la sera stessa di quel maledetto 20 giugno del 2013 – racconta Vito - noi familiari avevamo fornito agli inquirenti i nomi di quei bulgari che frequentavano casa di papà e che spesso ottenevano cospicue somme di denaro». Un patrimonio dilapidato stando a quanto racconta il figlio che ricorda la fine tragica del padre. «È stato massacrato di botte, e dopo averlo ucciso, hanno appiccato il fuoco per cancellare ogni traccia». 

 

Ora che le indagini sono arrivate a una prima svolta, il figlio della vittima rivolge un nuovo appello: «Chiedo che vengano assicurate alla giustizia tutte le persone coinvolte nell’omicidio di mio padre. Spero in una pena esemplare, che buttino le chiavi della prigione. Mio padre era un agricoltore, un uomo buono e umile, che si spaccava la schiena sui campi. Lo hanno ucciso senza pietà, ed è arrivato il momento che paghino per i loro errori».

 

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