VIDEO | La clinica San Francesco Hospital coinvolta nell’inchiesta sulle presunte vessazioni e minacce agli ospiti della struttura al centro dell’ultima puntata di Pubblica Piazza. Il presidente della Rsa: «Una pugnalata al cuore»
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La clinica degli orrori. Violenze, maltrattamenti, anziani abbandonati. È stata descritta così la Rsa di San Francesco Hospital di Settingiano, alle porte di Catanzaro, sulla quale negli ultimi giorni si è abbattuta una vera e propria bufera giudiziaria e mediatica. Cinque le misure cautelari emesse.
Da un lato ci sono i familiari degli anziani ospiti che hanno denunciato i presunti maltrattamenti. Si tratta di due persone. Parlano di un clima di terrore, di una struttura più simile ad un carcere che ad una clinica. Dall’altro ci sono i parenti dei pazienti che parlano un altro ambiente, un clima totalmente differente da quello descritto nelle carte giudiziarie. Abbiamo deciso di intervistarli lì dove i loro congiunti vivono e trascorrono le loro giornate. Lo abbiamo fatto nel corso della puntata odierna di Pubblica Piazza, la trasmissione televisiva in onda su LaC Tv condotta da Pasquale Motta.
Nel video diffuso dagli inquirenti si vede un anziano colpito al petto da un operatore sanitario: «Si tratta di mio padre» - riferisce ai nostri microfoni il figlio del signore ripreso dalle telecamere nel video che ha fatto il giro del web e delle televisioni. «Sono anni che è ricoverato in questa struttura che ha sempre funzionato bene. Ho trovato sempre mio padre in ottime condizioni. In 6 anni mai avuto sentore di maltrattamenti. Quello che si vede nel video forse è stato uno scherzo, non è stato sicuramente un atto di violenza, è stato un gesto equivocato. Questa non è la clinica degli orrori» - riferisce ancora. «Mia madre è ancora lucida e cosciente, mai mi ha riferito di episodi di violenza» - dice anche la figlia di un'altra signora ospite della Rsa.
Incontriamo nella struttura anche Massimo Poggi, manager, fondatore e presidente della clinica: «Ho subito un attacco, una coltellata. Qui dentro ci sono il mio cuore e la mia vita. Qui c'è la mia famiglia. Chi vi parla è un imprenditore che avrebbe potuto fallire 20 volte negli ultimi anni, se non è successo è grazie al grande cuore di tutti i collaboratori. Siamo arrivati ad avere 24 mesi di ritardi negli stipendi, non mi vergogno a dirlo. Non abbiamo chiuso grazie alla comprensione dei nostri collaboratori, oggi rappresentiamo il gruppo più importante della Calabria e siamo un'eccellenza della sanità calabrese. Questa vicenda ha massacrato il mio cuore».
Insieme al direttore Pasquale Motta ripercorriamo con le nostre telecamere gli spazi che abbiamo ritrovato nei video trasmesso dalla Procura. Sulle pareti quadri con le foto degli ospiti, lavori realizzati da loro stessi e frutto delle attività che quotidianamente portano avanti. Il dottor Poggi ci accompagna poi nelle stanze dei degenti e in quello che nelle carte dell’inchiesta è stato definito il corridoio dove per l’accusa gli anziani venivano “parcheggiati” e abbandonati per ore. «Quello che è stato definito un corridoio è in realtà una sala dove si svolgono attività. Dopo la vicenda ho chiesto ai familiari se loro si sentivano ancora di lasciare i congiunti qui e nessuno mi ha detto che voleva portarli via». Il presidente tiene comunque a sottolineare che sono solo cinque gli operatori socio sanitari coinvolti nell’inchiesta e questi sono «stati immediatamente sono stati sospesi dal lavoro in attesa delle determinazioni giudiziarie».