Titolare di un'impresa marittima, negli anni '90 divenne parlamentare nel centrodestra prima di una lunga serie di grane giudiziarie concluse con la condanna per concorso esterno e la fuga all'estero per evitare l'arresto
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Amedeo Matacena, l’ex armatore ed ex deputato forzista, figlio del pioniere del traghettamento nello stretto di Messina con la compagnia Caronte, è deceduto venerdì scorso a causa di un infarto a Dubai, negli Emirati Arabi, dove era latitante. Aveva 59 anni appena compiuti. Condannato per concorso esterno in associazione mafiosa dalla Corte d’Assise d’Appello della Città dello Stretto nel 2012, con sentenza poi confermata dalla Corte di Cassazione nel 2013, si era dato alla latitanza. Aveva, dunque, vissuto a lungo a Reggio Calabria prima di trasferirsi a Dubai.
Amedeo Matacena, uomo e politico
Nato a Catania ma vissuto a Reggio Calabria, Amedeo Matacena, dal padre aveva ereditato il nome, la carriera di armatore, la passione per la politica, che seppe meglio mettere a frutto, e certamente anche un vivo interesse per le donne. È morto ieri a Dubai, dopo una latitanza di dieci anni e una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. È morto il giorno dopo aver compiuto 59 anni. Presto sarebbe diventato nuovamente padre, questa volta di due gemelli concepiti con la terza moglie, Maria Pia Tropepi.
Il padre Amedeo Senior
Amedeo senior, anche lui reggino di adozione, negli anni Sessanta intravide qui a Reggio il luogo in cui radicare affari e interessi. Aveva e forse trovò anche capitali da investire che ebbero piena accoglienza tanto nel mercato immobiliare quanto in quello dei trasporto marittimo, con l’ascesa incontrastata della compagnia Caronte. È, infatti, noto come il pioniere del traghettamento nello Stretto di Messina con la storica compagnia Caronte. Attraversò i moti di Reggio e fu anche presidente della Reggina Calcio negli anni Settanta.
Sposò Miss Italia 1962, bellissima al punto da essere candidata per l’Italia a Miss Mondo, Raffaella De Carolis, attrice e modella, che nel 2014 fu arrestata con l’accusa di aver favorito la latitanza del figlio, Amedeo Matacena Junior, avuto proprio con Amedeo Senior.
Amedeo Matacena Junior
Già nel nome il destino di uomo potente e carismatico. Amedeo Matacena Junior è stato titolare della società di trasporti marittimi “Amadeus Spa”. È stato sposato prima con la nota conduttrice Rai Alessandra Canale, poi con Chiara Rizzo, coinvolta nell’operazione Breakfast e accusata di favoreggiamento, e infine con la ex modella, medica e chirurga, Maria Pia Tropepi che presto darà alla luce due gemelli, che purtroppo non conosceranno mai il padre. Con le prime due mogli aveva già avuto due figli, Athos e Amedeo junior.
Un destino certamente non indifferente a quello del padre Amedeo Senior, quello di Amedeo Junior, pure lui reggino di adozione, armatore e politico che però riuscì a sbarcare in Parlamento nelle fila di Centrodestra nel 1994.
La carriera politica
Dopo l’esperienza in consiglio comunale e regionale, prima da Liberale e poi come Berlusconiano, entrò a Montecitorio. Nel 1994 fu eletto nel collegio di Reggio Calabria e Villa San Giovanni nella lista Polo del Buon Governo in quota Unione di Centro, i Liberali aderenti al Centrodestra e poi confluiti in Forza Italia. Confermato deputato con il partito in ascesa di Silvio Berlusconi, Forza Italia, nel 1996, fu membro della commissione Difesa, salvo poi non essere ricandidato nel 2001.
Vicende giudiziarie: Olimpia
La vicenda giudiziaria di Amedeo Matacena inizia negli anni Novanta nell’ambito del processo Olimpia, in occasione del quale la Dda di Reggio Calabria, su impulso del procuratore aggiunto Salvo Boemi, indagò i rapporti tra ‘ndrangheta e politica negli anni Ottanta, con l’obiettivo anche di fare luce su un centinaio di omicidi della seconda guerra di mafia. Un processo che, unitamente a quello per la morte del deputato democristiano e presidente delle Ferrovie dello Stato, Lodovico Ligato, e del magistrato Antonino Scopelliti, che impegnò intensamente la Dda reggina.
Amedeo Matacena era accusato di avere richiesto l’appoggio elettorale della ‘ndrangheta alla famiglia Rosmini. Assolto nel 2010 dalla corte di Assise d’Appello di Reggio Calabria, fu poi l’avvocato generale dello Stato Francesco Scuderi a tenere aperta la vicenda e ricorrere in Cassazione che poi rinviò al Collegio per nuovo esame nel merito. Amedeo Matacena fu poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa dalla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria nel 2012, con sentenza poi confermata dalla Corte di Cassazione nel 2013.
Vicende giudiziarie: Breakfast
Dopo la condanna la fuga e la latitanza riuscita a Dubai, negli Emirati Arabi, dove ieri Amedeo Matacena Junior è deceduto a causa di un infarto.
L’inchiesta Breakfast, condotta dalla Dda di Reggio Calabria, che aveva lasciato emergere il cosiddetto Stato parallelo popolato da personalità di assoluto rilievo nel mondo della politica e dell’imprenditoria, dei servizi segreti e della massoneria, tutti confluiti in un collaudato sistema economico-finanziario-criminale di livello internazionale, coinvolse l’ex ministro Claudio Scajola. Per lui l’accusa fu quella di avere favorito la fuga in Libano di Amedeo Matacena, già latitante. L’inchiesta, con l’accusa di favoreggiamento, travolse anche altre persone a vicine ad Amedeo Matacena Junior come la madre Raffaella De Carolis e la moglie dell’epoca, Chiara Rizzo.
Gli ultimi provvedimenti
Nel 2019 il Governo italiano aveva invano reiterato la richiesta di estradizione. Lo scorso agosto il decreto di sequestro preventivo e confisca dei beni, disposto nel 2017 nei confronti dell’ex parlamentare di Forza Italia e della sua ex moglie nell’ambito dell’inchiesta Breakfast, sono stati revocati unitamente al mandato di arresto. Era stata, infatti, accertata la provenienza lecita del patrimonio societario sequestrato a Matacena ed oggetto delle intestazioni fittizie con l’aggravante della modalità mafiose, contestategli nella stessa inchiesta.
Matacena fu coinvolto in altre inchieste giudiziarie. Nel 2004, fu assolto per estraneità ai fatti addebitategli nell’inchiesta giudiziaria per pressioni esercitate su alcuni magistrati della procura di Reggio Calabria, condotta dalla Procura distrettuale di Catanzaro.
I ricordi
«È morto per infarto negli Emirati Arabli il mio amico e collega ex parlamentare Amedeo Matacena. Sono sinceramente dolente!», questo il pensiero dell’ex senatore reggino Renato Meduri.
«Amedeo Matacena e sua madre sono deceduti a pochi mesi l’uno dall’altro e dopo essersi potuti riabbracciare dopo anni di latitanza, per una vicenda processuale che iniziava a dargli ragione…. A chi e a cosa è servito tutto questo accanimento giudiziario? Aspettava due gemelli….. Ciao Matacena Amedeo ti sia lieve la terra, mi piace ricordarti quando giocavamo con le biciclette sotto casa….Rip», questo il pensiero dell’avvocato reggino Luigi Tuccio.
«Non sono nessuno per giudicare la colpevolezza o l’innocenza di un uomo, per quello ci pensano i giudici, non sono nessuno per giudicare gli errori umani, perché siamo tutti peccatori solo per il semplice fatto di fare parte di questo mondo. Dio valuta gli uomini tutti con giudizio divino, per le buone e anche per le cattive azioni, davanti a Lui siamo tutti uguali. Riposa in pace Matacena Amedeo, che la terra ti sia lieve, trova almeno lassù quella pace che la terra ti ha tolto», questo il pensiero del dirigente di Fratelli d’Italia, Filippo Marra.