L’atto prevede che ad accompagnare il paziente sia un medico del Pronto soccorso. La denuncia dell’avvocato Abonante: «È una soluzione che non non risolve la carenza di medici nei PS e nel 118». Intanto a Paola c’è una sala di emodinamica che non viene attivata
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«Una toppa che è peggio del buco». Così l’avvocato Ennio Abonante, legale esperto di sanità, definisce la delibera 223 del direttore generale dell’Asp di Cosenza Antonio Graziano, denominata “Percorso organizzativo per il trattamento delle patologie cardiache tempo dipendenti nei pronto soccorso periferici”. L’atto è del cinque febbraio scorso e l’intento è quello di porre rimedio alle lacune del sistema di intervento in caso di infarto del miocardio o altre patologie cardiache per le quali la tempestività è tutto, soprattutto in terrori periferici, lontani da strutture dotate di reparti di emodinamica. Le morti degli ultimi mesi, d’altronde, raccontano la drammaticità della situazione.
«Un atto spacciato come soluzione»
«Questo atto – scrive Abonante – che viene spacciato ed annunziato come la soluzione del problema della mancanza dei sanitari sulle ambulanze, è un copia e incolla del protocollo previsto dalle linee guida Ministeriali, procedure in vigore da molti anni, puntualmente ignorate e disattese, che ho sempre posto alla base della richiesta di attivazione del servizio di emodinamica presso l’ospedale di Paola e che non aggiunge nulla di nuovo, ma rappresenta una toppa che è peggio del buco».
«Medici del Pronto soccorso per accompagnare i pazienti»
La delibera prevede che, in caso di trasporto del paziente in assenza di un medico del 118, all’interno del mezzo vi sia un medico del pronto soccorso: «Ad accompagnare il paziente deve essere sempre il medico del 118, se disponibile, o del pronto soccorso. Per garantire ciò è necessario predisporre una pronta disponibilità dei medici in pronto soccorso dedicati all’emergenza di tutte le patologie tempo dipendenti». Ora c’è da sottolineare che questa disposizione è diretta a strutture sottoposte a forte stress nelle quali la carenza di medici è ormai atavica. Non ci sono medici nei pronto soccorso, non ci sono medici per il 118: la coperta è sempre troppo corta.
Tra l’altro la delibera prevede che in caso di assenza del medico impegnato magari in altre emergenze, l’infermiere può stare da solo sull’ambulanza ma «deve essere previsto il contatto continuo tra l’infermiere ed il medico della centrale 118».
«Eppure a Paola c’è una emodinamica da due milioni di euro»
Una soluzione che, secondo Abonante, «non solo non fornisce risposte ai cittadini, a cui continua a non essere garantito il diritto alla salute, non risolve la carenza di medici nei pronto soccorso e nel 118, non tiene in conto l’orografia e la viabilità della provincia di Cosenza; non spiega perché presso l’ospedale di Paola, dopo avere speso circa due milioni di euro per creare un open space per l’Utic, dopo avere ristrutturato la sala di emodinamica, dopo avere acquistato un angiografo di ultima generazione, dopo che è stato trasferito a Paola il dottor Rosselli, esperto emodinamista, il servizio non è attivato, almeno in regime ordinario!».
La soluzione, almeno per il territorio di Paola sembra essere a portata di mano: attivare un servizio di emodinamica che, dice Abonante, è pronto a partire. Invece no.
«Novanta minuti fatali»
«Quello che è ancora peggio è che in caso di emergenza – spiega l’avvocato –, qualora non sia disponibile un medico del 118, un sanitario in servizio presso il pronto soccorso deve salire a bordo dell’ambulanza, trasferire il paziente presso il nosocomio, per esempio Paola, dove effettuate le indagini appropriate e la diagnosi, il malato viene trasferito in un centro dotato di emodinamica, il tutto in novanta minuti dal momento della telefonata! Questo mentre, per come ho avuto modo di esporre già in precedenza, al quarto piano dell’ospedale di Paola, la sala di emodinamica rimane inutilizzata ed il dottor Rosselli o svolge attività di reparto o viene inviato presso l’Ospedale di Castrovillari, dove settimanalmente svolge coronarografie ed angioplastica, che potrebbe effettuare in sede. Questo provvedimento non elimina i disagi alla popolazione, non assicura il diritto alle cure, spreca risorse economiche ed umane ed aggrava il già conclamato danno erariale».
La conclusione è un’amara constatazione ironica: «La storia si ripete sempre e dopo le famose mucche di Fanfani, che durante la sua visita sono state spostate da una parte all’altra della Sila, questa volta avviene con i sanitari, che vengono inviati dal pronto soccorso al 118 e viceversa».