Sarebbero da trenta a quaranta le truffe assicurative perpetrate dal 2009 dal clan Giampà, mentre circa venti sarebbero state le persone uccise su indicazione del boss Giuseppe Giampà. Durante il controesame del testimone di giustizia ed ex capo cosca nell’ambito del processo Perseo, il pentito, interrogato da vari legali, ha raccontato, senza lesinare particolari, diversi aspetti della malavita lametina che gestiva.


Quello delle truffe assicurative, che avrebbe visto coinvolti anche noti avvocati cittadini, era un ramo che Giampà, secondo la sua testimonianza, gestiva recandosi di persona nelle agenzie assicurative tra cui, in particolare, la Zurigo. Con altre agenzie sarebbero sorti nel tempo problemi perché dagli uffici centrali sarebbero arrivati probabili sospetti  e contestazioni sui sinistri. Ma le altre compagnie sarebbero state utilizzate solamente quando la Zurigo non poteva momentaneamente più gestire altri ‘affari’ simili per non appesantire la situazione e suscitare qualche sospetto.


Per quanto riguarda l’omicidio di Chirumbolo, sarebbe avvenuto perché il boss sarebbe stato certo di un piano a suo danno per eliminarlo. Orchestrato dallo stesso Chirumbolo.


Giampà ha accusato anche l’altro affiliato ed ora pentito Angelo Torcasio, che avrebbe riscosso il pizzo utilizzando non il nome della cosca, ma proprio quello del boss. Torcasio per intimorire i commercianti si sarebbe spacciato per un inviato di Giuseppe Giampà che, invece, nega la circostanza anche se ne alleggerisce la gravità visto che i frutti delle estorsioni sarebbero comunque andati a finire nella cassa comune.

 

di Tiziana Bagnato