Prima l'inerzia amministrativa e nessun intervento di manutenzione sulla Sp 113, poi il fitto botta e risposta con il proprietario del terreno adiacente alla strada. La cronologia del carteggio negli atti dell’inchiesta (ASCOLTA L'AUDIO)
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Nessun piano per la manutenzione ordinaria e nessun intervento eseguito tra il 2015 e il 2017. Sulla strada provinciale 113, dove il 4 ottobre del 2018 hanno perso la vita Stefania Signore e i suoi due figli, la Provincia di Catanzaro non aveva messo mano. E da più anni - come si evince dagli atti dell'indagine che per ora ha portato la Procura di Lamezia Terme ad iscrivere nel registro degli indagati cinque persone ipotizzando a loro carico il reato di omicidio stradale colposo: quattro funzionari della Provincia e un imprenditore agricolo.
Inerzia amministrativa
Un'inerzia a lungo perdurata negli anni precedenti al tragico avento ma spezzata già nel dicembre 2018 quando si infittiscono i carteggi tra l'amministrazione provinciale e l'imprenditore agricolo, Antonio Condello, proprietario di un fondo agricolo attiguo alla Sp 113. I botta e risposta a suon di reciproche diffide si consumano dal dicembre 2018 fino al novembre 2019, tutte aventi ad oggetto la messa in sicurezza di un terreno limitrofo alla strada provinciale 113. Lo stesso tratto finito oggi sotto la lente del sostituto procuratore, Emanuela Costa, ma mai sottoposto ad interventi manutentivi.
Nessuna manutenzione
A confermarlo è il dirigente del settore Viabilità e Trasporti della Provincia di Catanzaro, Floriano Siniscalco, interrogato il 20 gennaio del 2021 dalla polizia giudiziaria su delega della Procura: «No, non esiste alcun piano di programmazione in senso stretto ma vi sono soltanto degli appalti annuali o triennali di manutenzione ordinario che l'amministrazione provinciale predispone mediante procedura ad evidenza pubblica» spiega e, infine, aggiunge «dalla consultazione dei fascicoli relativi ai lavori di piccola entità l'area territoriale all'interno della quale ricade la Sp 113, emerge che non sono mai stati eseguiti interventi rilevanti sulla strada in questione negli anni immediatamente precendenti il 2018».
Il ping pong di responsabilità
Agli atti dell'inchiesta vi è però una diffida partita dagli uffici del settore Viabilità e Trasporto all'indirizzo di Antonio Condello il 12 dicembre 2018, due mesi dopo l'incidente mortale. A firmarla è Francesco Paone, direttore del reparto 8, che informa di un recente sopralluogo eseguito sulla Sp 113. Secondo quanto vi si legge: «La strada provinciale nel comune di San Pietro a Maida è sprovvista di opere di regimentazione delle acque meteoriche nei terreni di vostra proprietà. La mancanza di tali opere provoca enormi disagi e rischi alla circolazione stradale. Le acque meteoriche per la mancanza di canali di raccolta all'interno della vostra proprietà trasportano sulla sp 113 detriti: sabbia, terra, sassi e alberi». Da qui la diffida di eseguire la manutenzione dei canali.
Botta e risposta
E a stretto giro, il 18 dicembre, arriva la risposta dell'imprenditore agricolo ma firmata dal suo avvocato. «Il mio assistito - dice - per quanto di sua competenza provvede già correttamente a manutenere i terreni di sua proprietà riducendo al minimo i disagi causati dalla acque meteroriche, eccezion fatta per quelle situazioni estemporanee e non prevedibile che integrano gli estremi del caso fortuito o della forza maggiore e che acuiscono le conseguenze determinate dalla naturale conformazione dei luoghi nonchè della stessa Sp 113 di cui l'ente è proprietario e custode».
La stagione delle piogge
L'attenzione sul tratto stradale però torna vivo solo l'anno successivo, il 30 agosto 2019, quando Antonio Condello, sempre per mezzo del suo avvocato recapita una nota al settore Viabilità e Trasporto della Provincia di Catanzaro. «Con l'approssimarsi della stagione autunnale e e delle piogge, il signor Condello, avverte il legittimo timore che la situazione già lamentata di invasione della sede stradale ad opera delle acque meteoriche e dei materiali di risulta possa ripresentarsi in difetto dell'esecuzione delle opere necessarie ad arginare e prevenire il fenomeno». L'imprenditore agricolo «declina ogni sua responsabilità in ordine ad eventuali conseguenze dannose» e suggerisce «di provvedere all'innalzamento del muro di cinta che separa i fondi dalla sede stradale». Tutte opere «che esulano dalla sua sfera d'azione».
Diffida e sanzione da parte della Provincia
L'amministrazione provinciale risponde l'11 novembre sucessivo con una missiva che riporta in oggetto: «Diffida ed avvio di procedimento sanzionatorio». La Provincia evidenzia, intanto, «l'inadempimento a quanto già contenuto nella precedente diffida» - insomma, nulla è ancora stato fatto - e informa di un altro sopralluogo eseguito il 30 ottobre 2019 durante il quale è stato appurato che «a fronte di un normale evento meteorico si possono scorgere le cunette piene di detriti dal terreno di proprietà del signor Condello. Ancora al lato destro è stato rilevato uno sbarramento-argine realizzato a confine del fondo perpendicolarmente alla strada provinciale il quale evita lo scolo ma che riversa le acque dell'intero uliveto sulla strada provinciale».
I pericoli della strada
Il direttore del reparto 8 del settore Viabilità e Trasporto, Francesco Paone, evidenzia, inoltre, che «l'inerzia ha ulteriormente gravato l'arteria stradale da fenomeni di riversamento di acqua e detriti che ad oggi sono stata causa di numerosi interventi notturni da parte dell'amministrazione per ripristinare le condizioni di sicurezza e che il peggiorare delle condizioni meteo che caratterizza il periodo invernale espone gli utenti a pericoli di incolumità fisica». La nota si conclude con una diffida ad adempiere ed un avvertimento di procedere dinnanzi all'autorità giudiziaria.
Negligenza nella cura dei terreni
Tuttavia, alla domanda posta dalla polizia giudiziaria il 20 gennaio 2021 se siano state comminate specifiche sanzioni amministrative a carico dei proprietari dei terreni adiacenti il tratto stradale, il dirigente della Provincia, Floriano Siniscalco, risponde: «Da una sommaria ricerca sembrerebbe non sia stata irrogata alcuna sanzione». Il dirigente conferma che gli agenti di vigilanza stradale possono erogare sanzioni di natura amministrativa in caso di negligenza nella cura e mantenimento dei terreni. Reponsabili per quel reparto, il numero 8, sono Giovanni Antonio Lento e Cesarino Pascuzzo. Tutti oggi sono accusati di aver causato la morte di più persone: Stefania Signore, Christian e Niccolò.