Il pestaggio mafioso avvenuto a fine aprile a Cosenza ha senza dubbio scosso la città. L'aggressione brutale è culminata a fine agosto con l'arresto di due uomini: Francesco Rango, 21 anni, e Giuseppe Bevilacqua, 40 anni. I carabinieri, su richiesta della Dda di Catanzaro, hanno eseguito l'arresto su ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip distrettuale di Catanzaro. Entrambi i sospettati sono ora agli arresti domiciliari.

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L'episodio di violenza è avvenuto la notte del 28 aprile, intorno all'una, all'interno di un noto locale della città. La vittima, appartenente a una famiglia nota nel panorama commerciale di Cosenza, ha subito un pestaggio a scopo intimidatorio, con modalità riconducibili alla criminalità organizzata.

L'indagine e il contesto

I Carabinieri del Reparto Operativo di Cosenza, insieme al Nucleo Investigativo, hanno condotto un'indagine che ha permesso di identificare i presunti responsabili in pochi mesi. La raccolta delle prove è avvenuta anche grazie all'acquisizione delle immagini delle telecamere di sorveglianza installate all'esterno del locale.

Pestaggio mafioso a Cosenza, il racconto

La vittima agli investigatori avrebbe fornito un dettagliato racconto dell'aggressione. «Dopo l'una di notte, mentre cercavo di riportare la calma tra due ragazze che litigavano nel locale, un gruppo di cinque uomini è entrato. Tra loro, Rango e Bevilacqua, che hanno cominciato a scontrarsi fisicamente con la guardia giurata presente. La situazione sembrava calmarsi, ma solo per pochi secondi».

Il testimone continua: «Bevilacqua mi ha colpito violentemente alla nuca, facendomi cadere a terra. Mi sono rialzato solo per vedere la guardia giurata ancora a terra, colpita con numerosi calci dal gruppo. Bevilacqua mi ha colpito ancora, questa volta con pugni al volto, fermandosi solo dopo le mie suppliche».

«Sono il figlio di Maurizio Rango»

Dopo aver cercato rifugio nel retro del locale, la vittima sarebbe stata nuovamente affrontata da Rango, che ha minacciato: «Sono Francesco Rango, figlio di Maurizio Rango; non devi parlare con Giovanni Tufaru, altrimenti ti incendio il negozio». Questa intimidazione, secondo quanto emerge dalle carte dell'inchiesta, è avvenuta sotto gli occhi di diverse persone presenti nel locale.

Per la cronaca, Giovanni Tufaro è uno dei militari dell'Arma, in servizio presso il Comando Provinciale di Cosenza, che da anni conduce indagini contro la criminalità organizzata.