In una mail al vetriolo l’ente per l’aviazione riassume le dinamiche dell’ultimo mese spiegando di avere già avvertito la società delle procedure alle quali sarebbe stata tenuta in caso di cambiamenti societari (ASCOLTA L'AUDIO)
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Sembra un vero e proprio scontro quello che si sta avviando tra l’Enac, l’Ente nazionale per l’Aviazione Civile, e la Sacal, quest'ultima finita nel mirino anche del presidente Occhiuto che ha denunciato «strani accordi» che avrebbero consentito ai soci privati di detenere oggi le quote di maggioranza.
Uno scontro, quello tra Sacal ed Enac, già iniziato circa un mese fa a colpi di comunicazioni formali e informali e conclusosi con una pec al vetriolo a firma del direttore generale Alessio Quaranta inviata ieri al presidente De Metrio e all’Organismo di Vigilanza oltre che al collegio sindacale della società, al ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili, al ministero dell’Economia e delle Finanze, alla Regione Calabria, all’amministrazione provinciale di Catanzaro e al segretario generale del Comune di Lamezia Terme che si conclude con l’annuncio di un esposto in procura e la richiesta di un commissariamento per quanto riguarda lo scalo lametino e di indagini su quelli di Crotone e Reggio.
Nero su bianco viene ripercorso nella comunicazione un rapporto farraginoso che avrebbe visto la Sacal sottrarsi sia all’obbligo di comunicazioni regolamentato da apposite norme che alle richieste formali e dirette di spiegazioni in merito alle ipotesi di cambiamenti societarie.
Un atteggiamento che tra l’altro viene confermato anche da fonti interne alla società aeroportuale e dai sindacati secondo i quali da quando la partecipata è stata affidata al manager De Metrio si sarebbe riscontrato un vero e proprio atteggiamento di chiusura sulle dinamiche in itinere e non solo.
Ma andiamo con ordine. L’Enac puntualizza di avere scritto già il 14 ottobre scorso agli uffici lametini chiedendo riscontro sull’aumento del capitale sociale e spiega di avere appreso dell’ipotesi dagli organi di stampa e non «in adempimento dell’obbligo di comunicazione degli eventi suscettibili di modificare l’assetto societario di cui all’art.4 della Convenzione». Nell’occasione, viene spiegato, l’Enac ha ricordato che «l’operazione non sarebbero stata assoggettata all’obbligo di esperimento di procedure ad evidenza pubblica solo nel caso in cui non fosse stato modificato il rapporto delle quote in possesso della parte pubblica e di quella privata».
Quaranta afferma di avere illustrato alla Sacal «l’esigenza di osservare i principi che sottendono le previsioni di carattere speciale di cui all’rt.2 co.3 del D.m. n. 521 del 1997, recante l’obbligo di porre in essere procedure trasparenti, non discriminatorie nel caso di cessione ai privati di quote di maggioranza pubblica, principio peraltro valevole anche nel caso di cessione di quote di minoranza».
Il silenzio della Sacal
Ma la risposta della società non sarebbe mai arrivata costringendo l’ente ad adire alle «vie brevi» per potere avere una «bozza di nota» con la quale la Sacal ha «sostenuto, in sintesi, partendo dal presupposto di essere una mera società a partecipazione pubblica e non a controllo pubblico, che le modifiche dell’assetto partecipativo non sono effetto di “concertazione o compravendita” ma la conseguenza della libera scelta da parte di tutti i soci, pubblici o privati, di avvalersi o meno del diritto di sottoscrizione dell’aumento di capitale, secondo le modalità disciplinate dall’rt.2441 cod. civ, e che peraltro non richiedono il preventivo esperimento di procedure ad evidenza pubblica».
Una replica che per l’Enac non regge, tanto da citare pareri del ministero dell’Economia e delle Finanze e della Corte dei Conti per poi ribadire che oltre al fatto che «per codesta società appaiono ricorrere i presupposti per essere considerata a controllo pubblico, resta fermo come anzidetto che l’obbligo di osservanza di procedure trasparenti e non discriminatorie nel caso di cessione a privati di quote pubbliche vige anche nel caso di cessione di quote di minoranza».
Più volte nella pec l’ente per l’aviazione ribadisce che la società che gestisce i tre scali aeroportuali calabresi avrebbe dovuto ricorrere a procedure di evidenza pubblica «e non attraverso l’esercizio del diritto di prelazione ovvero di ricapitalizzazione così, surrettiziamente, avviando un processo di privatizzione maggioritaria in contrasto con le disposizioni che regolano la materia» e sarebbe stata tenuta a comunicarlo all’Enac stesso «ai fini della valutazione di compatibilità».
Tutte motivazioni che portano l’ente ad annunciare che «si avvierà, ai sensi dell’art. 14 bis della convenzione, il procedimento di revoca della concessione» con «proposta di nomina di un commissario» per l’aeroporto di Lamezia e di «necessario approfondimento» per Reggio e Crotone.
Ma non solo. Nella pec il direttore generale dell’Enac annuncia un esposto alla Procura della Repubblica di Catanzaro per possibili ipotesi di reato che potranno essere accertate in ragione di un’analitica descrizione dei fatti, nonché segnalata l’operazione in questione all’Antitrust e all’Anac per gli aspetti di competenza».