VIDEO | Nel dibattito che ha animato la seconda serata della manifestazione sono state analizzate le possibili conseguenze del disegno di legge Calderoli: all'orizzonte seri problemi di sopravvivenza per il Mezzogiorno
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Il Mezzogiorno potrebbe avere problemi di “sopravvivenza” qualora il disegno di autonomia differenziata dovesse diventare cosa concreta. Questa poco rassicurante prospettiva è emersa nel corso del dibattito organizzato nell’ambito della seconda serata della settima edizione del “Serreinfestival”, moderato da Bruno Iovine e improntato sull’analisi degli effetti sociali, culturali ed economici derivanti dall’applicazione della riforma per come attualmente impostata.
Nell’approcciare il tema, il sindaco di San Nicola da Crissa, Giuseppe Condello, ha espresso la sua preoccupazione perché «non ci sarà la possibilità di garantire i livelli essenziali delle prestazioni» ed «i parlamentari si troveranno a ratificare giochi fatti da altri, che cercano di imporre una linea». Riprova della negatività di questo percorso che s’intende avviare è, a suo avviso, «la presa di posizione della Chiesa».
Perplessità sono state esplicitate anche dal presidente dell’associazione “Condivisioni” Bruno Censore che ha però aggiunto che «l’ultimo emendamento presentato porterà ad una discussione in Parlamento». Il già deputato ha inoltre chiesto al presidente della Regione Roberto Occhiuto, di «acquisire una maggiore consapevolezza» e cercare di «spostare la discussione nella Conferenza Stato-Regioni».
Criticità sono state segnalate anche dal direttore artistico del “Serreinfestival” Armando Vitale, timoroso che si possa «disperdere il patrimonio di unità conquistato con le battaglie rinascimentali». Serve, dunque, nuovamente «una battaglia civile, culturale e politica forte contro l’autonomia differenziata che incide su chi è già debole e colpisce l’istituzione Scuola e l’istituzione Sanità».
Nel tecnico è entrato il responsabile del settore “Giustizia” di Italia Viva Calabria Agostino Siviglia che ha bollato come «scellerata» la modifica del Titolo V della Costituzione in quanto «presupposto oggettivo dell’autonomia differenziata», la quale peraltro «c’è già” visto che “su 23 materie le Regioni possono concertare con lo Stato» su come procedere. E, d’altronde, questo principio era stato «previsto dai padri costituenti che avevano indicato la vocazione regionalista salvaguardando però l’unità nazionale». Adesso, secondo Siviglia, si va verso «l’attuazione di una forte sperequazione fra servizi del Nord e del Sud» e «il rischio è quello di approvare una legge bandiera» che «creerà una confusione amministrativa» e che «vedrà certamente pregiudicate le prerogative del Sud». Tuttavia, ha registrato che «le ragioni dell’opposizione sono friabili perché non si propone qualcosa di costruttivo».
Sulla stessa scia si è mosso l’esperto in Economia aziendale Giuseppe Zangari, per il quale «questa autonomia differenziata potrebbe dividere politicamente ed economicamente il Paese e creare un distacco dal Governo centrale».
Poggiando sulla sua esperienza di ministro e presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero ha ragionato sulle conseguenze di un progetto che si traduce in «un drammatico pericolo per il Mezzogiorno». Dato che «alcune Regioni forti tratterranno fino al 90% delle aliquote», il distacco fra le due aree del Paese, che è «abissale», diverrà incolmabile. Tra filosofia e scienze giuridiche, passando per la citazione di Verga, Loiero ha lanciato l’allarme sostenendo che «l’elemento della solidarietà con l’autonomia differenziata salta». Ha additato Calderoli, «colui che ha scritto una legge elettorale salvo poi definirla una porcata», riconoscendo per onestà intellettuale «l’errore catastrofico del centrosinistra di modifica l’articolo 116 della Costituzione». Realistiche e crude le sue considerazioni finali: «La politica dei giorni nostri ci ha abituati a personaggi minori. Quella sull’autonomia differenziata è una battaglia decisiva, se dovessimo perderla non ci potremmo più definire italiani».