Botta e risposta anche con i pm della Dda di Catanzaro. Più volte richiamato a usare «toni più consoni», a fine udienza il legale si è scusato
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È iniziato nel pomeriggio il controesame del collaboratore di giustizia Andrea Mantella da parte dell’avvocato Salvatore Staiano, fra toni per molti tratti accesi, richiami continui da parte della presidente del Tribunale collegiale di Vibo Valentia, Brigida Cavasino, nei confronti del legale ad usare “toni più consoni ad un’aula di udienza” e domande spesso non poste ma sostituite da commenti. A fine udienza le scuse dell’avvocato Staiano per i toni usati. Un “modus procedendi” da parte dell’avvocato Staiano, “richiamato” anche dai pm della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci e Antonio De Bernardo, che non ha però per nulla spazientito il collaboratore di giustizia Andrea Mantella, pur interrotto continuamente nelle risposte. «Abbiamo un codice di procedura penale da seguire e io ho il diritto di fare opposizione» ha replicato il pm Antonio De Bernardo rivolto all’avvocato Staiano. «Mi perdoni il Tribunale per le mie apparenti escandescenze» ha ribattuto il legale, per poi poco dopo alzare però nuovamente i toni definendo «screanzato» il collaboratore di giustizia Andrea Mantella per aver «osato accusare un legale con 60 anni di storia come l’avvocato Nicola Cantafora». Pronta la risposta di Mantella: «Io non ho mai accusato l’avvocato Cantafora, che è stato anche il mio avvocato ed è una persona iper-perbene ed onestissima che ha sempre messo la scrivania in mezzo fra cliente ed avvocato. Io ho sostenuto che i mafiosi – ha spiegato Mantella – credevano che per arrivare al giudice Petrini si poteva contare sull’avvocato Cantafora. Il resto lo sta aggiungendo lei, avvocato Staiano». Avvocato Staiano che non si è fatto pregare per ribattere: «E’ stato lei, Mantella, a far mettere a verbale a Salerno che i canali per arrivare al giudice Petrini erano costituiti dagli avvocati Pittelli, Staiano, Cantafora e Torchia. Ora ci dice che Cantafora era una persona onestissima, ed allora perché ha osato accusarlo e dire che era un canale per arrivare a Petrini?».
Tante e diverse le contestazioni mosse dall’avvocato Staiano al collaboratore di giustizia: dal racconto che gli fece in carcere il boss di san Gregorio d’Ippona, Saverio Razionale, circa il fatto che nel 1999 sarebbe andato (Razionale) a picchiare l’allora procuratore di Vibo Laudonio per avergli messo il telefono sotto controllo, ad una vicenda che vedeva coinvolti per omicidio Gregorio Gasparro e Biagio Vinci e che – nel racconto di Mantella – sarebbe stata “sistemata” dall’avvocato Giancarlo Pittelli avvicinando il giudice Pasquin (non indagata ed estranea all’inchiesta). «Sa che potere aveva all’epoca la Pasquin? Era un giudice del Tribunale del Riesame o un gip?» ha chiesto Staiano. «Non lo so» ha risposto Mantella. E Staiano di rimando: «La Pasquin era pm e l’ha perseguitato a Gasparro proponendo appello come pm avverso la sentenza». Pronta anche la riposta di Mantella: «Io ripeto quello che mi ha raccontato in aula Saverio Razionale».
Il punto centrale di tutto il controesame dell’avvocato Staiano nel corso dell’udienza odierna si racchiude tuttavia in un’altra domanda del legale e nella successiva risposta del collaboratore. Domanda: «Lei, Mantella, ha mai avuto la sensazione che i mafiosi che le raccontavano queste cose la stessero prendendo in giro raccontandole un sacco di cose non vere e di balle?». Lapidaria e semplice la risposta di Andrea Mantella: «Le sensazioni sono mie e rimangono mie, le tengo per me. Io racconto fatti. Lei, avvocato, mi sta riempiendo di insulti, ma è imbecille la persona che mi riferisce o mi ha riferito le cose che ho io raccontato o chi le ascolta?». Andrea Mantella ripete quindi di non essere un giudice e di non dover stabilire lui se i sistemi utilizzati per “aggiustare” sentenze integrino o meno reati di corruzione.
Altro tema toccato nel corso del controesame ha riguardato una vicenda giudiziaria che vedeva coinvolto Mario De Rito e che, secondo il racconto di Andrea Mantella, avrebbe sborsato 50mila euro per “aggiustare” un processo in Cassazione attraverso l’avvocato Francesco Loiacono. Domanda dell’avvocato Staiano: «Loiacono doveva corrompere i giudici sì o no»? Risposta di Mantella:«Non lo so, io so solo che consegnai i soldi di De Rito a Francesco Pesce di Rosarno e l’avvocato Loiacono ottenne il risultato in Cassazione». «Non è vero – ha ribattuto Staiano – perché la Cassazione ha dato torto a Mario De Rito e la sentenza della suprema Corte è del giudice Davigo. Ci riserviamo di sentire l’avvocato Loaicono su questa vicenda».
Botta e risposta poi fra l’avvocato Staiano ed il pm della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci allorquando il legale ha posto una specifica domanda riguardante la scarcerazione di Mantella nel processo Asterix dopo una condanna in primo grado a 6 anni ottenuta, secondo il racconto del collaboratore, con la dazione di «trentamila euro a Francesco Scrugli che mi disse di averli consegnati a Daffinà tramite un avvocato». «Mi oppongo alla domanda – ha spiegato il pm Frustaci – perché il nome del giudice non è stato fatto in aula da Mantella e comunque sarebbe di competenza della Procura di Salerno». Dopo la replica di Staiano che ha affermato che il nome del giudice è stato fatto da Mantella nel suo memoriale, è arrivata anche la risposta del collaboratore: «E’ una sua deduzione, avvocato Staiano, che io abbia corrotto il giudice Bianchi, è una cosa che sta dicendo lei avvocato Staiano. Io ho solo detto – ha spiegato Mantella – di aver dato trentamila euro a Scrugli il quale a sua volta mi disse che li aveva dati a Daffinà per farmi ottenere gli arresti domiciliari dopo la condanna per l’operazione Asterix».
Il resto dell’udienza è stato ancora caratterizzato da “botte e risposte” fra l’avvocato Staiano, Mantella e la pubblica accusa, con il legale impegnato a chiedere al collaboratore che fine avessero fatto i soldi del suo patrimonio e Mantella pronto a replicare: «Lei, avvocato, mi impedisce di rispondere e non vuole ascoltare che il mio patrimonio mi è stato sequestrato ed io venivo stipendiato dai Bonavota quando ero in carcere e da mio zio Armando Mantella che mi portava i proventi delle estorsioni». Quindi alcuni chiarimenti su un interrogatorio reso da Mantella a Napoli a due funzionari della Dia ma non messo a verbale e raccontato dallo stesso collaboratore agli inquirenti di Rinascita Scott. «Questi sedicenti funzionari della Dia mi hanno parlato anche di lei, avvocato Staiano – ha affermato Mantella – e il dialogo è avvenuto nel corridoio in assenza del mio avvocato». Un episodio, quello dell’interrogatorio fuori verbale di Mantella, al centro delle contestazioni mosse nel maxiprocesso Rinascita Scott ad altri imputati.
Dulcis in fundo, ancora inviti del Tribunale all’avvocato Staiano a fare esclusivamente domande e non commenti ed a moderare i toni. Un invito non colto, tanto che il pm Annamaria Frustaci prendendo la parola ha affermato: «Si è davvero superato il segno, sarò limitata io ma non riesco a seguire il controesame dell’avvocato Staiano e non vedo le domande. Non riesco a comprendere le modalità di esame e controesame con questa acredine». «L’acredine è una sua invenzione, lei mi offende, signor pubblico ministero» ha ribattuto l’avvocato Staiano. Ancora un invito del Tribunale a moderare i toni e udienza terminata con le scuse dell’avvocato Staiano. E siamo ancora – per come affermato dal legale in aula – «all’antipasto». Prossima udienza giovedì.
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