Al Teatro Massimo l'iniziativa delle fondazioni Magna Grecia e Sicilia, che ha visto l'intervento tra gli altri dei governatori Occhiuto e Schifani. Partner il Gruppo Pubbliemme - Diemmecom - LaC Network - ViaCondotti21 - LaCapitale (ASCOLTA L'AUDIO)
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Una grande iniziativa, nata dalla collaborazione tra Fondazione Magna Grecia e Fondazione Sicilia, dedicata a un tema cruciale per lo sviluppo del Mezzogiorno e dell’Italia: il Ponte sullo Stretto. Una giornata di discussione organizzata in partnership con il Gruppo Pubbliemme-Diemmecom, ViaCondotti21-LaCapitale, LaC Network e coordinata da Alessandro Russo, direttore editoriale del Network e Paola Bottero, direttore strategico del Gruppo.
«I costi del Ponte sullo Stretto? Presumo che saranno 12 miliardi, il doppio di quanto si era stimato nel 2008», ha detto Vincenzo Fortunato, amministratore della Società Ponte sullo Stretto, appena ricostituita dal decreto approvato in Consiglio dei Ministri pochi giorni fa.
Le previsioni del Governo stimano per luglio 2024 la progettazione esecutiva e l’inizio dei lavori. Il Ponte sullo Stretto sta diventando realtà? Ne hanno parlato questa mattina, alla giornata di discussione organizzata dalla Fondazione Magna Grecia e dalla Fondazione Sicilia, alcuni tra i massimi esperti delle sfide che la realizzazione dell’opera porterà con sé. Una sfida sociale, economica, infrastrutturale e politica.
«Nel 2008 i costi del Ponte erano quantificati in circa 6 miliardi, da allora a oggi sono passati quasi 15 anni ed è presumibile che questa cifra sia molto aumentata», ha detto Fortunato, intervenendo all’evento al teatro Massimo di Palermo. «Come potrà essere pagato? Ci sarà una parte di autofinanziamento, che nel 2008 era del 60 per cento, oggi presumibilmente dovrà essere inferiore ma questo dipende anche dai pedaggi, che non dovranno superare il costo attuale dell’attraversamento con i traghetti. Ferrovie e Trenitalia immaginano una finanziabilità intorno al 40%, la restante parte dovrà essere finanziata con contributi statali, comunitari e regionali. La realizzazione potrebbe partire nel luglio 2024».
«Siamo pronti a farlo - ha detto il presidente della Fondazione Magna Grecia Nino Foti - l’opera è indispensabile, se necessario si deve applicare il ‘metodo Genova’ e snellire le procedure burocratiche. Negli ultimi 50 anni abbiamo assistito solo a chiacchiere, l’opera si poteva fare. É stata bloccata non per un problema tecnico ma politico. In commissione Trasporti - ha continuato - ho chiesto anni fa una commissione d’inchiesta per capire cosa aveva bloccato la costruzione del ponte per tutto questo tempo, quali lobby. Oggi siamo a Palermo per dare un segnale di concretezza».
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A Foti fa eco Raffaele Bonsignore, presidente della Fondazione Sicilia: «I siciliani sono stanchi di anni di promesse elettorali, il ponte è fondamentale perché la Sicilia superi la sua condizione di insularità. È giunto il momento di passare dalle parole ai fatti, prendendo consapevolezza che questa grande opera può e deve essere realizzata, non soltanto a beneficio della Sicilia, ma di tutta l'Italia».
È intervenuto anche il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, che ha ricordato come il ponte ridefinirebbe finalmente il ruolo del Mezzogiorno non solo come completamento del corridoio tra l’Europa e la Sicilia, ma dando alla Sicilia il ruolo di cerniera euromediterranea.
Della sfida sociale della costruzione del ponte sullo Stretto hanno parlato il rettore dell’Università di Palermo Massimo Midiri e il presidente e direttore editoriale della Società Editrice Sud Lino Morgante. «L’opera ha anche un significato simbolico - ha detto Midiri - i ragazzi vivono l´insularità come isolamento. Il ponte sarà un catalizzatore di altri investimenti, una trasformazione che porterà con sé sviluppo».
Ma oltre a quella sociale, al significato che il ponte avrà per siciliani e calabresi, c'è anche un’altra sfida fondamentale da affrontare, quella economica. Ne hanno discusso l’ex ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, il dottore commercialista partner dello Studio BCC Michele Battaglia, il professore di Strade, Ferrovie ed Aeroporti Dario Lo Bosco, l’ex ministro dell’Istruzione Francesco Profumo e il professore di Statistica Economica dell’Università di Palermo Pietro Massimo Busetta.
«Le grandi opere sono sempre motore per le altre infrastrutture. Il Ponte sullo Stretto in tutti questi anni non è stato fatto, ma non si sono realizzate neppure le altre opere - ha detto Maurizio Lupi -. Le grandi opere accelerano la riqualificazione dei territori su cui passano, come l'Alta Velocità. Ma il vero problema è l’intermodalità. L'Italia deve tornare a essere collegata e il Ponte sullo Stretto è un'infrastruttura fondamentale anche per il collegamento con l'Europa. Non si può continuare a costruire ferrovie e aeroporti che non sono collegati tra loro. Credo che questa sia la volta buona, basta avere la volontà politica. Il Mediterraneo è stato abbandonato dall’Europa e dalla politica, l’incapacità di guardare nel futuro ha bloccato il ponte fino ad oggi».
Il progetto andrà adeguato secondo Lo Bosco, visto che dal 2012 ad oggi sono cambiate le tecnologie, i materiali e anche le normative in materia sismica. Ci sarebbe un guadagno già vivo con la costruzione, secondo Battaglia, che ha sostenuto che l’insularità, l’isolamento della Sicilia, costerebbe sei miliardi e mezzo di euro. I costi per il ponte, dunque, sarebbero già rientrati. «L’insularità è un costo per tutto il Paese, non solo per la Sicilia», ha ribadito Michele Battaglia.
«Il fatto che a promuovere l’evento siano Fondazione Sicilia e Fondazione Magna Grecia è simbolico - ha detto Francesco Profumo -. Ma solo le infrastrutture fisiche non bastano, devono servire da stimolo a realizzarne altre, quelle social».