Non è il risultato che probabilmente ci si sarebbe attesi ma in ateneo si guarda al bicchiere mezzo pieno. Nonostante le ingenti risorse ottenute quest’anno dall’Università Magna Graecia di Catanzaro per il sovvenzionamento delle scuole di specializzazione d’area medica, l’adesione tra i futuri camici bianchi non è stata altissima, al contrario.

Misunderstanding

Dopo il misunderstanding che aveva contrapposto, nell’autunno del 2022, ateneo e Cittadella a causa dell’esiguità di fondi messi a disposizione per la formazione dei giovani medici, lo scorso anno la Regione non ha badato a spese e sul piatto ci ha messo circa 12 milioni, utili a finanziare ben 84 contratti, di cui 82 destinati all’ateneo catanzarese.

Spopolamento delle corsie

Risorse aggiuntive rispetto ai fondi stanziati dal Ministero che pure lo scorso anno ha incrementato la dotazione finanziaria sovvenzionando molte più borse di studio nel tentativo estremo di arginare lo spopolamento delle corsie ospedaliere. Un fenomeno diffuso in tutta Italia, e anche in Calabria dove la Regione ha provato a fornire una prima soluzione reclutando i medici cubani. Tuttavia, il trend - almeno per l’immediato futuro – potrebbe non invertirsi considerando la tiepida risposta all’ampia e variegata offerta di specializzazioni garantita questa volta in Calabria.

Risposta tiepida

A Catanzaro sono stati 24 gli specializzandi iscritti su 82 contratti finanziati dalla Regione. Molte le discipline andate completamente deserte, un andamento che forse rappresenta un esito scontato, frutto del notevole incremento delle borse di studio rispetto all’esigua disponibilità assicurata nelle annualità precedenti.

Responsabilità medica

Il rettore Giovanni Cuda

Ma l’analisi del rettore dell’Università Magna Grecia di Catanzaro, Giovanni Cuda, va ben oltre il puro dato numerico. La scarsa attrattività di alcune discipline rappresenta l’effetto della responsabilità medica. «Quest’anno il Ministero ha aumentato in maniera significativa l’accesso alle scuole di specializzazione – osserva il rettore – ma questo spiega solo in parte la scarsa attrattività di alcune discipline, su cui impattano le conseguenze della medicina difensiva». 

Medicina difensiva

«I ragazzi intraprendono con meno frequenza alcune specializzazioni, soprattutto quelle di area chirurgica, perché ben consapevoli dei rischi connessi all’atto medico. Un intervento finito male potrebbe facilmente trasformarsi in un avviso di garanzia. Ciò naturalmente comporta una seria riflessione da parte degli studenti; chi ha la passione non si fa intimorire ma al momento della scelta ci si pensa due volte. Ci sono discipline che risultano poco attrattive per i giovani medici, è un dato orizzontale che si riscontra in tutti gli atenei».

Top e flop

Hanno fatto il pieno di iscrizioni le scuole di specializzazione di Dermatologia, Malattie dell’apparato cardiovascolare e digerente, Oftalmologia, Otorinolaringoiatria; per queste discipline si è registrata una totale copertura dei contratti. Sono andate deserte discipline come Anestesia e Rianimazione, Cardiochirurgia, Chirurgia generale, Oncologia, Ortopedia.

Nella media

Copertura parziale per le scuole di Ginecologia, Endocrinologia, Medicina fisica e riabilitativa e Radiodiagnostica. Ovviamente, i contratti finanziati dalla Regione sono integrativi rispetto a quelli statali. «Siamo soddisfatti dal numero di iscrizioni, le borse statali hanno fatto registrare un buon tasso di attrattività delle nostre scuole. Ringrazio la Regione per l’incremento delle borse assicurato quest’anno».

Scuole non mediche

Le risorse rimaste disimpegnate a causa del basso numero di iscrizioni potrebbero, tuttavia, non rimanere inutilizzate. Il rettore anticipa interlocuzioni in corso con la Cittadella: «Si sta valutando l’opportunità di finanziare le specializzazioni non mediche». Ad esempio, sostenere l’accesso alle scuole di biologi per discipline quali Microbiologia, Biochimica, Genetica, Anatomia patologica, Farmacologia e Scienze dell’alimentazione. «Al momento non sono finanziate con contratti statali e dal mio punto di vista è una deminutio. Con il dipartimento Salute stiamo verificando se sussistano le condizioni. È un gran bel segnale, un modello innovativo che parte dalla Calabria».