Su corso Vittorio Veneto a Crotone, nella giornata dell’8 marzo, un lungo striscione srotolato dal collettivo Fem.in, ricorda le donne vittime di violenza, uccise per mano di chi professava di amarle. È proprio qui che si è fermato il camper della Polizia di Stato per ribadire che no, quello che ferisce il corpo e l’anima, non è amore.

La violenza non è amore

Si tratta di una campagna di sensibilizzazione che va avanti da anni, finalizzata a far comprendere l’importanza di chiedere aiuto, di denunciare. «Vogliamo essere un punto di riferimento, di incontro. Chi c’è in giro, rispettando le precauzioni anti-Covid, può avvicinarsi a noi e chiedere informazioni. Vogliamo ricordare che le donne non si ricordano soltanto oggi. La donna è una risorsa importante ed è anche vero che durante la pandemia ha pagato di più» ci spiega Teresa Cacciola, assistente capo presso la questura di Crotone, esperta in materia.

Chiedere aiuto

Un fenomeno quello della violenza sulle donne, soprattutto tra le mura domestiche, che purtroppo il lockdown ha acuito, dunque, facendo aumentare sensibilmente il numero dei casi, anche sul territorio. «Purtroppo la pandemia ha colpito tutti e particolarmente le categorie più fragili» commenta il questore Massimo Gambino, consapevole di quanto sia difficile per alcune donne riuscire, ancor prima di denunciare, ammettere di essere vittima di violenza: «C’è una sorta di sindrome di Stoccolma che spesso le porta a ritornare dal proprio aguzzino».

L’intervento della Polizia non si limita a raccogliere la denuncia, ma anche a indirizzare le vittime presso quelle realtà del territorio – associazioni e centri anti-violenza - che possono offrire loro un aiuto concreto per ricominciare.