«Eccellenze commerciali italiane per far conoscere al mondo prodotti spesso imitati ma mai eguagliati». Frase da maneggiare con cura, nel Paese dei campanili: ancora più pericoloso quando si entra nel campo dell’enogastronomia. Il G7 che parla di Calabria (Tajani: «Con il Ponte sullo Stretto Calabria al centro delle grandi rotte mondiali» o, se preferite, «Calabria al centro dell’economia mondiale») non poteva non pensare alle cortesie per gli ospiti: doni rigorosamente eccellenti (nulla da ridire sulla qualità) e non calabresi.

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La scelta, questa volta, è caduta su vino e caffè. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, da buon padrone di casa, ha donato agli ospiti una magnum del prestigioso Amarone Aneri, con etichetta firmata da Mimmo Paladino. Bottiglia di altissima qualità, made in Valpolicella, provincia di Verona, accompagnata dal lavoro dell’artista di Paduli, provincia di Benevento. Il caffè – èTricaffè – arriva invece dalla Toscana, Serravalle Pistoiese per la precisione.

Niente Calabria tra le eccellenze selezionate per i grandi della Terra per veicolare l’alta qualità italiana nel mondo. Un po’ sarà il provincialismo, un po’ un rigurgito di campanilismo enologico ma era forte la speranza che il Cirò – almeno nel G7 calabrese – venisse preferito all’Amarone e finisse, chissà, nel trolley del ministro degli Affari esteri giapponese. Niente da fare: la Calabria sarà al centro dell’economia mondiale soltanto grazie al Ponte, che ancora non c’è e secondo molti esperti non si può fare. Le eccellenze calabresi, per ora, restano in panchina.