Vengono dalla luna. I bambini e i ragazzi autistici spesso vengono etichettati, costretti a sopravvivere a stereotipi e pregiudizi. Una condizione ancora poco conosciuta e vittima di una disinformazione che fa a pugni con i numeri perennemente in aumento.

Ecco, nasce dall’esigenza di dare voce ai tanti ragazzi autistici della nostra terra, la volontà di creare un percorso “AUTentico” che sia capace di abbattere con la realtà, anche fatta di dolore e sofferenza, il muro del silenzio che spesso soffoca le famiglie che convivono con l’autismo. Il grido durante la tre giorni che ha visto Reggio Calabria protagonista grazie alla Fondazione Scopelliti e al sodalizio con il nostro network, è stato unanime: l’autismo non è una malattia.

Da qui siamo partiti per raccontare un futuro possibile, per costruire prospettive concrete per questi ragazzi e per le loro famiglie che non siano più costrette a sperare di non sopravvivere al proprio figlio. Parola d’ordine: concretezza. Niente chiacchiere o parole. Niente tavoli fatti di promesse. Di queste cose siamo stufi tutti. Proprio per questo la Fondazione Scopelliti ha voluto parlare di autenticità valorizzando ogni aspetto dell’autismo e le sue peculiarità.

Ogni ragazzo è unico e autentico quando lascia cadere le maschere. E questo ai ragazzi autistici non è sempre concesso. Viviamo in un mondo talmente avvezzo alle apparenza che le loro meravigliose diversità vengono additate costringendoli a vivere una recita continua. Una maschera che se costretti a portarla a vita diventa frustrante.

La testimonianza

Beatrice Tassone, guest star di "AUTentico Legame", è stata fortemente voluta a questo evento perché vogliamo diventare gli ambasciatori dell’autismo in Calabria e grazie al suo aiuto, dopo una tre giorni fatta di impegno e concretezza questa missione sembra più fattibile perché Bea, autistica, albina e ipovedente è già una dimostrazione vivente che i limiti esistono solo per essere abbattuti.

«Prima di tutto, vi ringrazio tutti. Sono molto onorata di essere qui. Sono venuta in Calabria, che tra l’altro è una delle mie terre d’origine, proprio per parlare di autismo e portare un messaggio di inclusione e speranza alle famiglie, ai bambini e ai ragazzi autistici. L’inclusione è possibile, basta solo fornire gli strumenti giusti. Spero, nel mio piccolo, di poter dare un contributo a questa splendida causa e che la Calabria, ma più in generale l’Italia, possano diventare luoghi più inclusivi e accoglienti per tutti».

L’impegno

Bea con la sua intelligenza brillante e con la sua esperienza è stato un faro per tante famiglie che spesso si trovano scoraggiate e perse nel guardare al futuro dei loro figli che in questo momento non vedono prospettive. È noto che dopo la diagnosi e il percorso scolastico questi ragazzi rischiano il limbo.

Ma Bea ci ha dimostrato che non è così. Che le cose si possono cambiare e la strada si può invertire. Lo ha raccontando partendo dalla sua esperienza come impiegata in un supermercato prima e ora come cameriera di PizzAUT, la prima pizzeria totalmente inclusiva e che coltiva l’inclusione essendo gestita totalmente da ragazzi autistici. Lavorare è un diritto e la battaglie è quella di creare percorsi di formazione per dare a tutti i ragazzi pari opportunità.

Ma Bea ci ha insegnato anche ad abbattere i pregiudizi perché lei ha mostrato a tutti anche la sua arte e il suo talento presentando il suo libro "Essere Bea". Un racconto autobiografico illustrato a fumetti. Un talento unico e, con il suo impegno anche in PizzAut, hai dimostrato che l’autismo non è un limite, ma una realtà che può aprirsi a infinite possibilità.

«Esatto. Ho realizzato un fumetto che si chiama "Essere Bea", che racconta la mia vita e segue la crescita della protagonista affrontando il tema dell’autismo e la mia passione per il Giappone. Il fumetto è stato realizzato in collaborazione con Silvia Amodio, curatrice e ideatrice del progetto, e con Marco Maddalo, coautore, che si è occupato della scrittura. Io, invece, ho realizzato tutti i disegni, quindi ogni illustrazione presente in "Essere Bea" è opera mia. Sono felicissima di essere qui con loro e non vedo l’ora di conoscerli e di creare nuove amicizie».

Il motto diventato virale grazie a PizzAut, esperienza che la Fondazione Scopelliti intende replicare sul territorio, è “Siamo DiVersi perché siamo poesia”. Ed è da questo assunto che Bea si è raccontata per essere un esempio e una speranza per i tanti presenti e per chi vede ancora nell’autismo un ostacolo.

«"Essere Bea" nasce dall’idea di Silvia Amodio, una fotoreporter molto attenta ai temi sociali. Lei lavora per la Coop Lombardia, che è anche il mio datore di lavoro, perché io sono assunta dalla Coop ma sono distaccata presso PizzAut come cameriera. La Coop ha realizzato un supermercato completamente accessibile alle persone autistiche, e siccome lo stavano sponsorizzando, hanno deciso di creare un fumetto che potesse spiegare l’autismo e sensibilizzare le persone su questo tema. C’è ancora molta disinformazione e ignoranza sull’autismo e questo fumetto nasce anche per spiegare la condizione a chi non la conosce».

L’intervista

Nel fumetto, oltre a raccontare la tua storia, c’è anche un intento educativo: spieghi l’autismo a chi non lo vive sulla propria pelle?

«Sì, certo. Io da sola non posso rappresentare tutta la comunità autistica, però nel fumetto vengono narrati vari aneddoti che spiegano alcune caratteristiche dell’autismo. Ad esempio, c’è una scena sui problemi sensoriali: racconto di quando sono scappata da un ristorante perché ero in sovraccarico sensoriale. Il locale era troppo affollato, troppo rumoroso, e la mia mente non riusciva più a gestire tutti quegli stimoli. È una storia vera. La storia segue la crescita della protagonista, quindi è un vero e proprio racconto di formazione, dove emergono sia le sue difficoltà quotidiane, sia i suoi successi e le sue vittorie».

I disegni sono tutti tuoi. Ne farai altri? Pensi che questa sia la tua strada per il futuro? «Sì, al momento sono un’illustratrice, quindi mi occupo esclusivamente dei disegni. Però vorrei continuare a fare la fumettista, sia per creare storie come "Essere Bea", che continuano a sensibilizzare sul tema dell’autismo, sia per raccontare anche qualcosa di mio, più personale. Il futuro mi riserverà molte sorprese bellissime».

Con i suoi sogni e i suoi successi Bea ha commosso ed emozionato ma ha anche aperto uno spaccato di riflessione importante perché essere ambasciatori dell’autismo vuol dire proprio questo: esaltare ogni forma di diversità per elevarla a risorsa e potenziale. La sfida è partita e Bea rimarrà la madrina di un progetto che promette di essere solo alle battute iniziali.

L'evento Autentico legame ha accolto, tra gli altri, anche la fumettista Beatrice Tassone, impiegata nel progetto Pizzaut