La pipì. La goccia che ha fatto traboccare il vaso (e mai metafora fu più calzante) è stata la pipì. Per l’esattezza, la pipì di una cliente. «Entra una ragazza, chiede se c’è in bagno - racconta Marco (nome di fantasia), protagonista della nostra storia -. Io le dico di no, e lei come se niente fosse si accuccia in un angolo e fa la pipì sul pavimento, dentro il negozio! Scusa, mi fa uscendo, come se niente fosse. Non ce la facevo più… Beh, non ho studiato sei anni per farmi umiliare così. Farmi trattare da stupido. Mi dispiace. Se questo è il turismo medio di Tropea, io chiudo. Così non si può andare avanti».
Questa è la storia di come l’esasperazione porti un ragazzo coraggioso a chiudere la sua attività. E Tropea a perdere uno dei suoi negozi più belli: un laboratorio di essenze e saponi naturali che Marco, erborista diplomato all’Accademia de La Sapienza, aveva aperto anni fa con l’entusiasmo dei vent’anni, ed un cospicuo investimento familiare. Oggi, a causa di un turismo straccione e anche disonesto, Marco chiude i battenti.

 

Rubano tutti e di tutto

Già. Perché oltre ad essere maleducato, il turista oggi si rivela anche ladro. «Sono insospettabili - continua -. Ragazze giovanissime, signore eleganti, mamme con bambini, famigliole intere. Si portano via di tutto. Da quando ho aperto, ho subito furti per almeno 3mila euro. In pratica, il guadagno che rimaneva, tolte le tasse e le spese. Si attaccano alle lampadine, alle saponette, ai campioncini, alle pezze di sapone da un chilo, alle lampade di sale, ai profumi, alle creme… Una signora si è portata via lo scatolone di campioni che avevo fatto per la clientela estiva, 700 euro di roba, sfilata da sotto il tavolo della cassa, mentre la figlia mi distraeva. Ancora non ho capito dove sia riuscita a nasconderlo. Ma la peggiore di tutte, è stata una ragazza. Quando l’ho beccata non ha battuto ciglio: è rimasta fredda, impassibile. Una maschera. Mi ha detto che tanto non potevo farle niente, neanche con le telecamere, perché era incensurata, e se ne poteva andare quando voleva. Gelida da stare male. Un’altra, accento nordico, elegantissima, ha infilato tre bottiglie di profumo nella borsa. Quando le ho chiesto di aprire la borsa (volevo chiamare la polizia), ha detto che se la fermavo mi denunciava per sequestro di persona e mi faceva passare dalla parte del torto. Sono stanco. Non posso andare avanti così…».
Il primo anno, racconta Marco, nessuno gli ha rubato niente. Ma da qualche tempo, i furti sono sempre di più. «Non può essere solo una coincidenza. Qualcosa è cambiato. E anche in breve tempo. In due anni, il livello del turismo è crollato».

 

L'invasione dei B&B

E la responsabilità, secondo lui, è in gran parte degli affittacamere. Dei B&B. «Sono troppi. Tropea ne è invasa – afferma -. Una volta in paese arrivava il cliente degli alberghi e dei villaggi. C’era un livello più alto. Oggi è una processione di pellegrini. Entrano, toccano tutto, non comprano niente. Stanno un’ora su prodottini da un euro, chiedono lo sconto fino allo sfinimento, e se ne vanno. A fine giornata sono distrutto. Per vendere 10 euro, devo morire. Se poi a fine stagione hai centinaia e centinaia di euro di perdite a causa dei furti continui, il gioco è fatto. Ed io sono stanco di dover dipendere dalla mia famiglia. Io chiudo». 

 

Non è un paese per giovani

In sintesi, prendi un ragazzo, mettigli in testa idee e coraggio, fanne uno studente universitario prima, un erborista poi. Aggiungi un investimento familiare e alla fine apri un concept store nel cuore di una delle capitali balneari d’Italia. Fatto? Bene. Funziona? Sulla carta, sì. In realtà, no. Non funziona. O meglio: non funziona più. Qualcosa, a Tropea, sta andando storto. Non solo nella cosa pubblica, che è considerazione di superflua banalità. Ma anche, ahimè, nel turismo. E se diventa povera anche l’unica ricchezza per un paese povero di suo, la cosa si fa seria. Sarà davvero solo colpa dei B&B? O piuttosto, del fatto che questo non è mai stato un paese per giovani?


Monica La Torre