L’autogrill della città salernitana si può quasi considerare un’enclave calabra in terra campana. Da qui passano storie, lacrime e sogni di migliaia di nostri conterranei
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Quell’abitudine tutta (magno)greca di voler entrare nelle vicende più importanti dell’umanità. E poco importa se alla vincita da 5 milioni di euro non spetti il primato tra le grandi vicende del terzo millennio, a noi calabresi sta bene anche così.
La Lotteria Italia quest’anno ha baciato la Campania, consegnando alla punta dello Stivale solo qualche premio minore, ma possiamo dire che quel biglietto vincente venduto a Sala Consilina riguardi un po’ anche noi. Il fortunato centro campano rappresenta, infatti, quasi un’enclave calabrese in terra “straniera”, seppur di passaggio. Qui sorge una tappa obbligata per chi si sposta in auto lungo la A2: l’omonima area di servizio, l’autogrill in cui è stato venduto il magico ticket numero G 154304.
Se si dovesse stilare un identikit del perfetto calabrese, oltre alle vrasciole (le polpette) domenicali e ai matrimoni da tre giorni e 573 invitati, tra le caratteristiche non potrebbe sicuramente mancare la sosta a Sala Consilina.
Quante volte abbiamo chiamato a casa, mentre mamma o moglie preparavano le suddette vrasciole, e alla domanda «dove sei?» abbiamo risposto «a Sala Consilina», anche un po’ infastiditi da un quesito che preannunciava una risposta scontata? E quante volte abbiamo addentato un panino con melanzane sottolio e “sasizza” avvolto nell’alluminio (Camogli scansati!) e concluso il fugace pasto con un caffè al celebre autogrill?
(Che poi, io, quando ero piccolo e affrontavo viaggi infiniti con la famiglia dalla Lombardia - dove ho vissuto fino all’età di dieci anni - alla terra calabra, tutte le volte in cui sentivo nominare quel nome immaginavo un immenso soggiorno al cui centro sorgeva una pensilina del bus, come una cervellotica opera d'arte moderna, e sono cresciuto con la convinzione che i miei, per la fretta di arrivare a destinazione dopo millemila chilometri, evitassero sempre di mostrarmi quest’ultimo ritrovato dell’ingegneria italica nascosto in qualche anfratto vicino alla stazione di servizio. Di più: per un certo periodo della mia vita ho pensato che il mondo iniziasse tra Sala Consilina e Lagonegro, che quasi suonava come Scilla e Cariddi o le Colonne d'Ercole: passato indenne quel tratto mitologico, si spalancavano le porte di estati al mare e pranzi coi parenti in spiaggia a base di parmigiana, anguria sul bagnasciuga e, ovviamente, vrasciole).
Ma torniamo a oggi e, soprattutto, torniamo seri: l’autogrill di Sala Consilina, dicevamo, è una tappa obbligata per i viaggi dei calabresi. Da qui passano storie, uomini, lacrime e sogni. Da qui si passa per andare via, per curarsi al Nord «ché qua i medici ti scannano»; per trovare un lavoro «ma uno buono ché qua ti sfruttano»; per vedere posti nuovi «ché qua non c’è niente». Ma da Sala Consilina si passa anche per tornare in Calabria, per rivedere parenti e amici dopo mesi di lavoro lavoro lavoro, per mostrare al paese l’Audi dopo un anno da operaio “a la Svizzera”, per disintossicarsi da traffico, smog e «ma qui ci sono i servizi». O, semplicemente, si torna per rivedere un tramonto sul mare e portarsi via un pacco carico di caffè, soppressate e tante lacrime di mammà.
Sala Consilina è un crocevia di vite, per questo mi piace pensare che quel pezzo di carta sia stato messo dalla Befana in mano a qualche mio “conterrone”, che sia operaio, studente o semplice viaggiatore poco importa. Pensate per un attimo alla gioia di chi, lasciata o ritrovata questa terra, si veda la vita cambiata da un simbolo come l’autogrill di Sala Consilina. Ma, soprattutto, pensate a quante vrasciole si potrebbero fare con cinque milioni di euro!
Alessandro Stella