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I fatti di Cosenza stanno scuotendo gli schieramenti che si preparano ad affrontare una lunga campagna elettorale che pare essere in grado di spargere veleno su tutto il territorio regionale. Le dimissioni di Occhiuto sono già arrivate in Parlamento, ma il continuo riferimento alle Procure e alle indagini da parte di politici e organi di stampa sta facendo sì che la vicenda travalichi i confini della politica per spostarsi su un terreno assai scivoloso e inquietante.
A risentire più di tutti del colpo, ovviamente, è il partito di Forza Italia che, adesso, si trova ancora più lacerato di prima. Giuseppe Mangialavori e Domenico Tallini non hanno esitato ieri a chiedere le immediate dimissioni di Ennio Morrone, padre di quel Luca che ha affossato insieme ai suoi la sindacatura Occhiuto, «è una questione di dignità» hanno dichiarato all’unisono i due. Tallini si è spinto oltre indicando un atteggiamento “consociativo” di Morrone fin dall’insediamento dell’amministrazione Oliverio. «Una sua presunta malattia ha consentito il differimento della prima seduta del Consiglio regionale – ha ricordato Tallini – mentre il suo no è stato determinante per affossare la presentazione del referendum sulla riforma dello Statuto che avrebbe potuto mandare in crisi il governo di centrosinistra”. Per Tallini, insomma, non c’erano dubbi sul fatto che Morrone avrebbe “tradito” per andare verso Ala e Denis Verdini e poi verso il Partito della Nazione.
Ennio Morrone che ieri si è presentato a palazzo Campanella in gran forma, ha detto a chiare lettere che non saranno certo Tallini e Mangialavori a dettare la sua agenda politica. «Per il momento sono stabilmente dentro Forza Italia e deciderò cosa fare del mio futuro. Di sicuro criticare l’amministrazione Occhiuto non vuol dire essere contro Forza Italia. Mi pare assai più criticabile la condotta della coordinatrice Santelli – ha detto ancora Morrone – che si è costruita un partito personale ed adesso è chiamata alle sue responsabilità». Morrone è un fiume in piena e non si ferma neanche davanti al provvedimento di sospensione del partito che il responsabile organizzativo Fontana avrebbe emanato nei confronti suoi e di suoi figlio. «Non so chi sia questo Fontana – ha ironizzato Morrone – ma non ho ancora ricevuto nessun provvedimento. Dovessi riceverlo lo impugnerei di sicuro davanti al Tar del Lazio».
Come si potrà uscire da questa situazione, adesso, è problema assai arduo. Ne è ben consapevole anche il capogruppo in Consiglio Alessandro Nicolò che ha invitato alla prudenza, provando anche ad abbozzare una distinzione tra la posizione di Luca Morrone che ha deciso di lasciare il partito e quella di Ennio che, invece, rimane iscritto al gruppo di palazzo Campanella.
Una serie infinita di paradossi, insomma. Come quello che vede due coordinatori provinciali di Fi recentemente nominati da Jole Santelli e cioè Mangialavori e Tallini, non iscritti al gruppo consiliare del partito. Mangialavori fa parte del gruppo della Casa delle Libertà, mentre Tallini si trova al Misto. Davvero un caos totale che potrebbe far precipitare la situazione in ogni momento.
Per il 12 febbraio è fissata, proprio a palazzo Campanella, un’iniziativa sulla istituenda Città Metropolitana su iniziativa del capogruppo Nicolò. In scaletta anche una telefonata di Silvio Berlusconi. Chissà che non debba essere proprio il Cavaliere in persona a sbrogliare la matassa.
Riccardo Tripepi
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